"In seguito alla richiesta della Germania, Malta permetterà ai 40 migranti della Alan Kurdi di entrare in porto. Il Governo tedesco e la Commissione europea hanno predisposto affinché tutte le persone a bordo siano distribuite tra in Stati Membri dell'Ue. Nessun migrante rimarrà a Malta". Lo scrive su twitter il premier maltese Joseph Muscat. Per i naufraghi salvati dalla Alan Kurdi l'odissea è finita. Finalmente potranno scendere a terra e sperare in un futuro migliore.
Prosegue intanto quella della Open Arms che in due salvataggi ha imbarcato altre 124 persone. Il divieto di ingresso nelle acque nazionali italiane - già notificato alla nave Alan Kurdi che ha stazionato a ridosso di Lampedusa fuori dal limite delle 12 miglia per 24 ore prima di fare rotta verso Malta -, da questa mattina riguarda anche la nave della Ong spagnola Open Arms che sta navigando in stand-by, senza aver ancora preso una direzione, verosimilmente in attesa di capire se le motovedette maltesi offriranno assistenza per un trasbordo.
Notizia positiva all'orizzonte dei soccorritori arriva dal Tribunale di Agrigento: disposto il dissequestro della nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans che ha subito twittato: "Ci stiamo già preparando a ritornare al più presto in mare".
"Stiamo aspettando delle risposte - ha spiegato Riccardo Gatti di Open Arms -, ma prima di tutto bisogna stabilizzare la situazione a bordo" dopo che nella notte sono state tratte in salvo altre 69 persone nel Mediterraneo centrale. Il soccorso è stato effettuato nella notte dalla nave della Ong spagnola che aveva già a bordo 55 persone dopo una prima operazione di salvataggio avvenuta giovedì nel pomeriggio.
#UPDATE Son 69 las personas rescatadas anoche. A bordo 124 náufragos.
Necesitamos un puerto seguro para desembarcarles. https://t.co/FJHCrfohvt
I soccorritori spagnoli hanno fatto sapere attraverso un tweet che i 69 naufraghi portati a bordo hanno segni evidenti delle torture subite in Libia. Tra loro ci sono 2 bimbi e 2 donne in gravidanza di cui una di 9 mesi con contrazioni. "Nel primo caso di un barcone che aveva una falla in prora, stava imbarcando acqua e rischiava di ribaltarsi; poi, stanotte, abbiamo trovato un altro gommone. In entrambi i casi eravamo a largo della Libia ma abbastanza lontani: il primo era al limite della zona Sar maltese, a 90 miglia dalla Libia; il secondo appena dentro le acque maltesi. A bordo abbiamo 124 persone di cui 32 donne, fra cui 2 incinte di otto mesi, e 4 bambini di cui 2 molto piccoli" ha spiegato ancora Gatti.
Se per la nave Open Arms la richiesta di place of safety è rimasta senza risposta, la nave Alan Kurdi che aveva soccorso 40 persone mercoledì ha cambiato rotta e dopo 24 ore in attesa a ridosso del limite delle acque nazionali italiane sembra abbia puntato la prua verso La Valletta.
Das sind die Menschen vor denen Italien von @matteosalvinimi beschützt werden muss. Sein Name ist Djokovic (4), nach einem europäischen Tennisspieler. In Libyen erlitt er eine Schusswunde. Dorthin sollten wir ihn zurückbringen?
— Gorden Isler 🇪🇺🧡🚀 (@gorden_isler) August 2, 2019
Wir bringen ihn jetzt nach Malta. #saveLives pic.twitter.com/cw9Dmg9C7i
"Non offriremo a Matteo Salvini un'altra base per un nuovo indegno show. Ci assumiamo seriamente le nostre responsabilità verso le persone salvate e ora andiamo a Malta. Abbiamo ancora le provviste e il diesel necessari per arrivarci e quindi possiamo prendere da noi questa decisione", aveva spiegato il portavoce della Sea-Eye Gordon Isler in merito al cambio di rotta della nave Alan Kurdi.
"Salvini usa la bandiera della nostra nave e abusa della difficile situazione, sulle spalle delle persone portate in salvo, per un conflitto politico con la Germania. Ha bisogno di immagini di un nemico per le sue politiche populiste. Tra queste ci sono le organizzazioni umanitarie come Sea Eye, i migranti e i vicini dell'Ue. ", ha aggiunto Isler.
La capo missione sulla nave Alan Kurdi Barbara Held aveva spiegato già giovedì che molti dei naufraghi avevano raccontato di "terribili esperienze" passate in Libia. I bambini a bordo della Alan Kurdi sono tre, due le donne, di cui una incinta. "Spero che - aveva aggiunto Held - troveremo un porto sicuro che di sicuro non è in Libia. La gente soccorsa ci ha detto che prima di tornare in Libia preferirebbero affogare in mare. Non lasceremo che ciò accada".