Videopoker e slotmachine in un bar (Fotogramma)
Sulle regole più severe per le macchinette dedicate al gioco d’azzardo, il Piemonte tira dritto. Ieri sono scattati i primi controlli (anche se le multe per ora non sono arrivate). Esempio per tutti, la legge regionale entrata in vigore questa settimana, costituisce comunque un caso politico contro il quale, fra l’altro, gli schieramenti di Governo si sono infranti. E a poco, per ora, sono valse le fosche previsioni di disoccupazione e di danni erariali oltre che l’accusa di «proibizionismo» lanciata dal sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta.
Il senso della vicenda lo si capisce da pochi numeri. L’intento del Piemonte è quello di contenere, con regole più restrittive, la diffusione e l’uso delle slot machine e delle videolottery che da sole valgono il 51% circa dei 96 miliardi che ogni anno gli italiani buttano via nel gioco d’azzardo. Una cifra esorbitante (circa il 4% del prodotto interno lordo), che ovviamente fa gola a molti (prima di tutto allo Stato) ma che deve fare i conti con altri numeri ancora più impressionanti: 800mila malati di 'gioco' ai quali occorre aggiungere un altro milione e 700mila persone che sono considerate a rischio. Per questo ciò che ruota attorno alle slot, più che un gioco è da considerare una malattia (ludopatia), ed è per questo che ricade nelle competenze regionali in materia sanitaria. La legge piemontese approvata un anno fa ed entrata in vigore adesso, ha scelto la strada più decisa, oltrepassando anche il piano di interventi predisposto dal Governo. A rischio sigilli sono adesso circa 20mila delle 29mila slot machine presenti in circa mille Comuni piemontesi, collocate in bar e tabaccherie che siano a meno di 500 metri da luoghi considerati sensibili come, ad esempio, scuole o ospedali. Chi non si adegua rischia multe da 2 a 6mila euro per macchinetta. Regole chiare, quindi, e soprattutto più immediate e pesanti di quelle del piano del Governo (sottoscritto con le Regioni ad inizio settembre) che prevede entro la fine 2019 la riduzione dalle attuali 407mila macchinette a 264mila e da 100mila punti gioco a 55mila. Dovrebbero anche essere introdotti meccanismi di riconoscimento del giocatore in modo tale da imporre tempi di gioco predefiniti. Troppo poco per il Piemonte, che ha scelto una strada diversa nonostante le pressioni di esercenti e Governo che hanno indotto lo stesso presidente Sergio Chiamparino, a scrivere una lettera al Consiglio facendo rilevare i problemi con Roma. Lettera ignorata dal Consiglio che, proprio ieri sera, ha confermato la legge puntando anche al sostegno dei Comuni e alla formazione.
Piemonte contro tutti, quindi. Anche dopo gli strali di Baretta che ha tacciato la Regione di «imboccare la strada del proibizionismo» e parlato di un danno erariale di oltre 240 milioni di euro all’anno. Lo stesso, tuttavia, ha aperto al dialogo spiegando che «il muro contro muro non giova a nessuno», ma lanciando un avvertimento: «Non vorrei che si aprissero procedimenti nei confronti degli amministratori piemontesi, che potrebbero dover rispondere delle mancate entrate». Affermazioni alle quali lo stesso Chiamparino ha risposto spiegando che la conferma del provvedimento da parte del Consiglio regionale «ci permette di assumerci piena responsabilità per garantire l’applicazione di questa importante legge».
Intanto Astro, l’associazione che riunisce i gestori delle slot, prevede effetti gravi «sull’occupazione e sulla sicurezza dei cittadini ». Mentre sono iniziati i controlli ma non le multe e, anzi, è stata resa nota la sospensione del prelievo erariale forfettario sulle slot che dovranno essere rimosse.