Il Pubblico deve sapere parlare a tutti. E non deve escludere nessuno nella sua comunicazione. Ne consegue che i siti internet del settore
pubblico devono essere accessibili in modo semplice e tenere conto dei cittadini svantaggiati. È quanto prevede una proposta di legge adottata
dall'Europarlamento, secondo cui ci sono 167 milioni di
cittadini europei che hanno difficoltà a usare servizi pubblici
forniti online, come per esempio la compilazione della
dichiarazione dei redditi, l'iscrizione dei bambini a scuola o
la richiesta del sussidio di disoccupazione.
In Europa ci sono oltre 761mila siti web legati al settore
pubblico, ma solo un terzo rispondono agli standard
internazionali di accessibilità per tutti, come la possibilità
di ingrandire testo e immagini, video con il linguaggio dei
segni o la navigazione tramite tastiera.
Gli eurodeputati sono andati oltre la proposta della
Commissione Ue, che prevedeva l'accessibilità per 12 categorie
di siti pubblici, chiedendo invece che le nuove regole siano
obbligatorie anche per quei siti gestiti da privati ma che
offrono un servizio pubblico, come per esempio le società
fornitrici di gas, elettricità, acqua, trasporti pubblici,
prestazioni sanitarie o assistenza ai bambini. Le microimprese
fino a 12 dipendenti, però, potrebbero esserne esentate a scelta
del singolo stato membro.
I paesi avranno un anno di tempo per adeguarsi alle nuove
norme per quanto riguarda i nuovi contenuti messi online e tre
anni per adattare quelli già in rete, e altri due anni per
mettere "a norma" i contenuti audio live. La proposta
legislativa è stata adottata con 593 voti favorevoli, 40
contrari e 13 astensioni. Ora la palla passa al Consiglio Ue,
che può accettare la posizione dell'Europarlamento o adottare la
sua, che dovrà poi essere negoziata con Strasburgo.