mercoledì 26 aprile 2017
Al via il progetto dell'Ospedale pediatrico e della Fondazione Giovanni Paolo II contro i disturbi post traumatici da stress. Sei milioni i bambini che vivono sotto le bombe.
Bambini in un campo profughi a Erbil, Kurdistan iracheno (foto Luca Liverani)

Bambini in un campo profughi a Erbil, Kurdistan iracheno (foto Luca Liverani)

COMMENTA E CONDIVIDI

Sul futuro della Siria pesa un incognita drammatica. Finita la guerra, le nuove generazioni saranno segnate da disagi mentali diffusi, provocati da anni di convivenza con la morte e la violenza. Un’ incognita - secondo l'Acnur - che pesa sui 5,8 milioni di minori siriani, quasi la metà dei quali nata durante la guerra. Per questo il dipartimento di Neuroscienza del Bambino Gesù, assieme alla Fondazione Giovanni Paolo II presente in Libano da più di 10 anni promuove un progetto triennale per aiutare i bambini siriani a contrastare gli effetti deleteri del disturbo post traumatico da stress, attraverso la formazione ad Aleppo, Damasco e Homs di operatori per aiutarli nella diagnosi del disturbo, fornendo strategie di intervento per aiutare i bambini a elaborare i traumi e gestire le emozioni.

A presentare il progetto, all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, è stata la presidente Mariella Enoc; il “ministro degli esteri vaticano” arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli stati; il presidente della Fondazione Giovanni Paolo II vescovo Luciano Giovannetti; il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, vescovo Georges Abou Khazen. Alla presentazione è intervenuto Roberto Rossini presidente delle Acli, che sostengono l'iniziativa. Secondo Elizabeth Hoff dell'Oms, «un bambino siriano su quattro rischia di sviluppare disturbi mentali». Oltre alle testimonianze dei religiosi attivi in Siria e Libano nell'aiuto ai profughi e agli sfollati, ha raccontato la sua storia anche Nour Essa, giovane biologa siriana musulmana che oggi lavora al Bambino Gesù, portata in Italia da Lesbo con il marito e i figlio da Papa Francesco.

Il progetto si chiama “Siria: i bambini e la guerra, le ferite nascoste”, spesso le più difficili da curare. La condizione dei minori rimasti in Siria è drammatica, come ricorda una ricerca di Save the children: due su tre dicono di aver perso qualcuno che amavano, la loro casa è stata bombardata o sono rimasti feriti a causa del conflitto. La metà degli adulti denuncia che gli adolescenti fanno spesso uso di droghe per affrontare lo stress. In aumento le violenze domestiche, il 59% degli intervistati conosce bambini e ragazzi reclutati nei gruppi armati, alcuni addirittura sotto i 7 anni. Secondo l’81%, i bambini sono diventati più aggressivi. Il 71% dice che tantissimi soffrono di minzione involontaria, di notte non riescono a dormire per gli incubi. La metà degli intervistati denuncia che i bambini non riescono più a parlare e molti commettono atti di autolesionismo, che sfociano spesso in tentativi di suicidio.

I contesti di guerra espongono i bambini a stress multipli, che attivano il sistema neurobiologico alla produzione di cortisolo. Il cervello ha una vulnerabilità differente nei confronti di questa sostanza a seconda dell’età, dei tempi e dell’intensità dell’esposizione al cortisolo. Gli esiti psicopatologici - a breve termine - producono ansia e disturbi sul piano comportamentale. A lungo termine aumentano i rischi di psicosi, depressione, ideazione suicidaria, abuso di sostanze e disturbi antisociali. È però presente nella biologia un livello di reversibilità di questo meccanismo.

L’essere umano presenta infatti dei sistemi protettivi rappresentati dalle risorse personali o dalla risposta dell’ambiente circostante Un intervento il più possibile precoce sulla reazione al trauma in corso può costituire una efficace protezione. Il Dipartimento di Neuroscienze del Bambino Gesù,in particolare la Neuropsichiatria Infantile, da anni si occupa di maltrattamento e abuso sui minori con equipe specializzate. Si è occupata anche della valutazione dei disturbi post traumatici nei bambini in seguito al terremoto de L’Aquila del 2009.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI