L'intervento di salvataggio del 20 febbraio vicino a Lampedusa - Ansa / Epa / Guardia di Finanza / Guardia Costiera
Nel rimpallo di contabilità e responsabilità c’è solo una certezza: si sono perse le tracce di 90 persone che erano state segnalate alla deriva nel Canale di Sicilia, nell’area di competenza maltese. Dopo gli 8 morti di Lampedusa, a un passo dalle acque territoriali italiane, il timore è che altri lutti debbano aggiungersi ai 169 migranti che nel Mediterraneo l’Oim, l’agenzia Onu per le migrazioni, dà per morti nei primi cinquanta giorni del 2021.
Se il maltempo per qualche giorno rallenterà i trafficanti, di certo l’instabilità sul terreno fa da innesco. Domenica il ministro dell’Interno Fathi Bashagha, perdente nella corsa quale nuovo premier ma intenzionato a restare nel dicastero che di fatto controlla gran parte delle “milizie riconosciute”, è rimasto coinvolto in quello che viene definito come un tentato omicidio. Secondo altre fonti l’azione è invece da interpretare come un avvertimento. La massiccia scorta del politico ha travolto l’auto dei tre presunti assalitori, tutti collegati con la città di Zawyah, la località costiera che ha visto proprio per ordine di Bashagha l’arresto del “comandante Bija”.
Tuttavia, osserva tra gli altri Tarek Megerisi, analista dell’European Council for foreign relations (Ecfr) presentare questo episodio «come un tentativo di omicidio è esagerato: la realtà è diversa ma non per questo meno inquietante». Più che un tentato omicidio, «sembra sia stata l’escalation incontrollata di un tentativo di intimidire il ministro da parte di una milizia di Tripoli recentemente “istituzionalizzata” dal premier uscente Fayez al–Serraj». Regolamenti di conti che hanno un effetto diretto sui traffici illeciti, a cominciare dal commercio di esseri umani, petrolio e armi.
Non è infatti una coincidenza, neanche una novità, la cospicua ripresa delle partenze in coincidenza delle fibrillazioni nel sistema di potere libico che tiene insieme esponenti politici, emissari delle tribù, signori della guerra e capimafia. A intervenire nel fine settimana nel Canale di Sicilia sono stati tre rimorchiatori, tutti di supporto alle piattaforme petrolifere, che hanno raccolto i migranti a bordo e, su indicazione del centro di coordinamento dei soccorsi di Roma, li hanno condotti in diversi porti siciliani.
In mancanza di navi delle organizzazioni umanitarie e nella totale assenza di assetti istituzionali europei, è toccato alla marineria privata intervenire con una quantità di interventi come non se ne vedevano da tempo. Da venerdì sono state più di mille le persone salpate dalla sola Libia, la metà delle quali riportate a terra da un’unica motovedetta della cosiddetta guardia costiera di Tripoli. In un caso il pattugliatore libico, dopo avere soccorso una quarantina di persone, si è allontanato con il motore al massimo salvo poi tornare indietro come se avesse dimenticato qualcosa o qualcuno.
Ieri mattina ad Augusta sono stati effettuati i tamponi anti–Covid per i 102 migranti giunti sulla nave “Aita Mari”, della Ong spagnola “Salvamento Maritimo Humanitario”, soccorsi al largo della Libia nei giorni precedenti. Successivamente sono stati trasbordati su una delle navi quarantena. Per i minori non accompagnati la prefettura di Siracusa ha individuato i centri di accoglienza. Nelle stesse ore a Porto Empedocle giungevano 232 persone soccorse dal cargo italiano “Asso Trenta”.
Nonostante ai cargo, a cui vengono evitati i periodi di blocco invece frequentemente imposti alle Ong, siano stati assegnati porti italiani, scarseggiano le comunicazioni. Così si apprende solo dall’organizzazione Sea Watch che «c’era anche un corpo senza vita fra le persone soccorse 3 giorni fa dalla nave Vos Triton. Il nostro aereo Moonbird lo ha avvistato sul ponte del mercantile insieme ai 77 sopravvissuti», scriver su Twitter Sea Watch, aggiungendo: «In assenza di un intervento istituzionale, la nave si è diretta a nord senza coordinamento».
Le mosse in mare hanno ricadute sulle due sponde del Mediterraneo. Due nuovi governi, a Roma e Tripoli, per rafforzare ulteriormente «una relazione privilegiata». È l’auspicio del premier libico designato, Abdul Hamid Dbeibah, che salutando la nascita dell’esecutivo di Mario Draghi ha auspicato un rilancio dei rapporti bilaterali.
A cominciare «dalla questione migratoria», ha sottolineato Dbeibah. Tema finora utilizzato dalle fazioni libiche anche come arma non convenzionale per negoziare con Roma e Bruxelles. Ottenendo solo da Roma la cifra record di 785 milioni «per bloccare – si legge in diversi studi dell’Ong Oxfam – i flussi migratori in Libia e finanziare le missioni navali italiane ed europee».