sabato 6 giugno 2020
Il regolamento comunale prevedeva una pesante sanzione amministrativa per coloro che fossero stati colti in flagranza a donare qualche spicciolo, una coperta o del cibo a un questuante
Un povero in attesa di qualche spicciolo

Un povero in attesa di qualche spicciolo - Foto d'archivio Ansa

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Fa un passo indietro e ammette l’errore il sindaco di Sassuolo, Gianfrancesco Menani (Lega), rispetto alla formulazione dell’ormai noto articolo 61 del nuovo regolamento di Polizia municipale del paese modenese. Nella sua versione originale, l’articolo prevedeva una pesante sanzione amministrativa per coloro che fossero stati colti in flagranza a donare qualche spicciolo, una coperta o del cibo a un questuante.

Si era sollevato un caso nazionale e, da subito, il sindaco si era detto disposto a riformulare la norma contestata. Mercoledì era previsto all’ordine del giorno della seduta del Consiglio comunale un intervento in merito, da parte della consigliera di opposizione Maria Luisa Savigni, ma il dibattito, andato per le lunghe, non ha permesso di affrontare il punto. Tuttavia, il sindaco Menani ha mantenuto la parola.

Il giorno stesso la Giunta ha effettivamente approvato alcune modifiche. Queste dovranno essere ratificate durante la prossima seduta consiliare, prevista per il 29 giugno. «Il regolamento era e resta buono» osserva il Sindaco, che si dichiara vittima di una «polemica strumentale», ammettendo, però, di avere commesso una leggerezza. «Eravamo in piena emergenza sanitaria, ci siamo espressi male» dice. Lo scopo non è mai stato «sanzionare la vecchietta che donava il tozzo di pane, ma impedire l’accattonaggio molesto». Secondo il sindaco, dopo l’applicazione del regolamento, la situazione elemosine a Sassuolo è molto migliorata: sebbene nessuno sia mai stato sanzionato, la decina di Daspo emanati e l’istituzione di “zone rosse” cittadine pare abbiano contribuito a dissuadere i questuanti.

«Da subito ci siamo evidentemente riferiti all’accattonaggio aggressivo e molesto di coloro che, anch’essi vittime di racket e sfruttamento, importunavano donne e anziani nei parcheggi dei supermercati» spiega il sindaco. Ma, ammette egli stesso, «lo abbiamo scritto male. Sono arrivate critiche dall’opposizione, ma anche dalla Chiesa – spiega – eppure noi collaboriamo con successo anche con la Caritas locale».

Anche la delibera di Giunta, che verrà presentata in Consiglio a fine mese, cita il dibattito nazionale scaturito dal regolamento e dichiara che «non è stato sufficientemente esplicitato o comunicato il messaggio finalizzato al contrasto dell’accattonaggio, sovente gestito dal racket dei questuanti». Un fraintendimento, dunque, secondo Menani, che è stato chiarito eliminando del tutto dall’articolo 61 i punti incriminati, ovvero la sanzione amministrativa per chi esercita atti di carità.

La delibera fa un vero e proprio passo indietro, anche di principio. Viene infatti «precisato che non è intenzione dell’amministrazione punire indiscriminatamente chi pratica l’accattonaggio, perché in situazione di reale indigenza e povertà né tanto meno chi, animato da spirito caritatevole, intende portare sollievo a chi, sul ricavato dell’elemosina o di altra donazione liberale, affida il proprio sostentamento o comunque il soddisfacimento di bisogni primari».

L’articolo 61 viene così riformulato: «È vietato l’accattonaggio in luogo pubblico e aperto al pubblico, raccogliere questue ed elemosine per qualsiasi motivo anche mediante l’utilizzo di animali, causando disturbo, molestia e offesa alle persone; chiunque viola le disposizioni del presente articolo è soggetto alla sanzione amministrativa da 100 a 300 euro e l’obbligo di cessare l’attività». Rimane dunque punito l’accattonaggio molesto, ma non la carità. Ora non resta che attendere il parere del Consiglio comunale.

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