Giorgia Meloni insieme a Matteo Salvini - Ansa
È un braccio di ferro infinito. Da una parte Matteo Salvini e dall'altra Giorgia Meloni. E due partite che si incrociano: le elezioni regionali e quelle europee di giugno. Montecitorio mattina presto. Il capo della Lega "chiama" i suoi parlamentari e non nasconde il fastidio per il "muro contro muro" sulla scelta del candidato in Sardegna dove si vota il 25 febbraio. Fratelli d'Italia dice no alla ricandidatura di Christian Solinas (il segretario del partito sardo d'azione) e punta sul sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. «La partita si chiude a breve», scommette Salvini, ribadendo che «non ricandidare gli uscenti è una mossa sbagliata» perché «perdi credibilità se come coalizione disconosci chi hai sostenuto fino a ieri». Meloni tace ma il suo capogruppo alla Camera Tommaso Foti è ottimista: «Vedrete che alla fine si risolve tutto». Si ma come? Foti va dritto: «... Noi abbiamo già dato, ad esempio per la Sicilia». Già in Sicilia Fratelli d'Italia ha sacrificato Nello Musumeci per lasciare campo libero all'azzurro Renato Schifani. Certo le elezioni regionali sono una partita minore ma l'esecutivo può pagare un prezzo e il vicepremier Tajani avverte: «Dal 1994 andiamo uniti. Non pongo veti e non voglio veti sulle candidature. Nessun partito vince da solo. Vince la coalizione, ognuno è indispensabile». È come dice Tajani ma la realtà è diversa. Sulla Sardegna la coalizione fatica. E la Lega avverte: se salta Solinas si ridiscutono tutti i candidati. Un bel rebus che si lega alle europee dove Salvini e Tajani (che nelle ultime ore hanno chiarito che non si candideranno) premono su Meloni perchè faccia altrettanto. E magari a quel punto sarebbero disposti a fare un sacrificio in più sulle regionali.
Si cerca con fatica l'unità. In Italia e in Europa. Salvini puntella il suo progetto: «Per la prima volta dopo il voto di giugno ci potrebbe essere in Europa una maggioranza europarlamentare di centrodestra senza i socialisti. E noi siamo determinati a camminare in questa direzione». Le domande di Meloni e soprattutto di Tajani però si moltiplicano giorno dopo giorno. Centrodestra ma con quali compagni di viaggio? Con quali formazioni politiche? Con quale destra? Ancora una volta l'unità è lontana e le tensioni Meloni-Salvini restano alte. Sul terzo mandato per i governatori dove anche Forza Italia è sempre più perplessa. Sulla Sardegna. Sul Veneto dove Luca Zaia è a forte rischio. Il dossier non è ancora ufficialmente sul tavolo di Giorgia Meloni, perché un vertice tra i leader, pure evocato dai partiti di maggioranza, non è in agenda. Ma presto lo sarà. E intanto la premier preferisce pensare alle cose del governo. Sente Mantovano. Vede Giorgetti. Pensa alle scelte economiche. E la partita è ancora in mano ai colonnelli.