"Cosa farei io al posto di Alfano e Renzi? Con un preavviso di sfratto di sei mesi, raderei al suolo i campi rom". Invocando l'intervento delle ruspe, Matteo Salvini usa le parole in modo pesante, anche se la sua idea sui campi nomadi è la stessa da anni. "Sono posizioni estreme, assurde, come quelli che dicono 'I musulmani? Li ammazzerei tuttì o 'I migranti? Vadano tutti a casa loro'", ha commentato il
cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti. "Cosa vogliamo pretendere da Salvini? Lo fa per scopi elettorali - ha aggiunto -. Sa che quando dice queste cose la percentuale degli amici aumenta".La polemica è soprattutto politica.
La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha definito le parole del leader della Lega "inquietanti". Pur ritenendo necessaria un'alternativa ai campi rom, a suo giudizio ci si arriverà "non certo annientando chi ci abita ma individuando una politica abitativa e senza mettere in atto alcuna discriminazione".Il diretto interessato si è fatto scivolare le accuse addosso. "Sono stupito dello stupore dei giornali, sono cose che dico da tempo", ha risposto Salvini durante una conferenza stampa in cui ha presentato la nuova mobilitazione leghista: una "gazebata" sabato e domenica in mille piazze per chiedere agli italiani di farsi riconoscere come rifugiati politici nel loro stesso Paese che li discriminerebbe rispetto ai clandestini. L'ultima volta che il leader della Lega ha visitato un campo rom per chiederne lo sgombero è stato appena giovedì, al Gratosoglio di Milano. "Fossi sindaco, chiuderei tutti i campi in sei mesi", dichiarò Salvini. Ma di quel blitz alle cronache è passata solo l'immagine di un maiale che aveva cercato di evitare di farsi fotografare con lui. Fino alla polemica di oggi che, quasi ironizzano i 5 Stelle, è figlia di una decisione leghista: "nel 2009 - dice il capogruppo Andrea Cioffi - è stata proprio la Lega a finanziare i campi nomadi, per mano di Roberto Maroni. Fu infatti l'allora ministro dell'Interno - continua il senatore pentastellato - a firmare in quell'anno i decreti emergenziali con i quali si finanziava anche il famigerato 'Piano nomadì" con uno stanziamento da 60 milioni di euro.