Di vite umane ne hanno salvate tante. In questo mese di gennaio che non è ancora finito sono state recuperate dai barconi in balia delle onde 1.300 persone. Tra loro molti bambini. Gli ultimi, oltre duecento, una volta curati e rassicurati, sono stati trasferiti proprio ieri al centro di accoglienza di Augusta trasportati dalla nave «Libra». Ecco un po’ di questi numeri. In pochi mesi i naufraghi recuperati in mare sono stati 8.020, mentre quelli ospitati a bordo delle cinque unità navali impegnate nell’operazione «Mare Nostrum» sono stati 6.142, di cui 437 donne e 569 bambini. L’operazione ha anche finalità giudiziarie: ad oggi sono state arrestate 16 persone a bordo di 'navi madre', quelle imbarcazioni cioè che prendono a bordo i profughi per poi abbandonarli al loro destino in prossimità della costa italiana.
A bordo della nave «San Marco» operano anche uomini del ministero degli Interni, con il compito di identificare i naufraghi e di indagare sugli scafisti che lucrano su questo traffico. Da un mese, alle unità della Marina italiana si è aggiunta la nave slovena «Triglav» che tornerà in patria il 29 novembre. «È un piccolo segnale», dirà il sottosegretario. Forse l’Europa comincia a preoccuparsi per quanto avviene in questo immenso specchio di mare, 43 mila chilometri quadrati, cinque volte la Sicilia. E mentre il contrammiraglio offre questi dati alla senatrice Pinotti, vediamo spesso annuire, soddi- sfatti, il capo di Stato Maggiore, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi e il comandante della squadra navale, l’ammiraglio Francesco Maria Foffi. «Sono qui – dice la senatrice Pinotti incontrando tutto l’equipaggio schierato – per conoscere direttamente le vostre attività, per misurare le difficoltà che affrontate ogni giorno.
Le acque presidiate – aggiunge – costituiscono non solo la frontiera italiana, ma dell’intera Europa. Eppure proprio qui, a poche miglia di distanza dal nostro suolo, disperazione e speranza s’incontrano troppo spesso con il più bieco cinismo delle organizzazioni criminali impegnate nell’immigrazione clandestina». Un altro appello poi all’Europa: «L’Italia – dice – non può essere abbandonata nell’affrontare queste grandi tragedie umanitarie. Sinergie, integrazione e il pieno coinvolgimento della Ue sono quanto mai irrinunciabili». E poi lancia un’idea: «Perché la nave slovena non verrà sostituita con un’imbarcazione di un altro Paese dell’Ue? Sarebbe un bel segnale».
L’ammiraglio De Giorgi è soddisfatto del bilancio, ma sottolinea: «Tutto questo non sarebbe possibile fra cinque anni, perché di unità navali ne avremmo esattamente la metà. Molte navi andranno in disarmo. Vedo però una volontà del Governo di provvedere, questo significherebbe lavoro e maggiore efficienza della nostra difesa marina». Gli fa eco l’ammiraglio Filippo Maria Foffi: «Dovrebbero tutti comprendere che lo scenario geopolitico indica, e non da oggi, una nuova centralità del Mediterraneo e del mare in generale che diventa un tramite e una fonte di prosperità per tutto il mondo. Questo mare va difeso, a cominciare da tutte le forme di piraterie sempre più agguerrite». E i pirati, insieme agli scafisti, abitano sull’altra sponda, proprio di fronte a noi.