Per i 10 saggi nominati dal Quirinale per provare a sbrogliare la matassa aggrovigliata dello stallo fra i partiti, oggi è in programma l’ultima riunione plenaria. E domani a mezzogiorno ci sarà la consegna al capo dello Stato delle conclusioni del loro lavoro di questi dieci giorni. Resteranno poi alcuni giorni fino al 18, giorno fissato per la convocazione congiunta delle Camere per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, mentre l’ipotesi di un nuovo giro di consultazioni dei partiti al Colle viene data per poco probabile. Il gruppo di lavoro istituzionale (composto da Luciano Violante, Gaetano Quagliariello, Valerio Onida e Mario Mauro) ha di fatto raggiunto la più importante intesa sui tagli ai costi della politica (che prevederebbe un ulteriore 30 per cento in meno sui rimborsi elettorali ai partiti). Verso l’intesa anche sui regolamenti parlamentari (con tempi di approvazione certi delle leggi), sulla riduzione del numero dei parlamentari (da 630 a 470 i deputati), sul Senato delle Regioni. In alto mare, invece - con poche possibilità di uscirne, visti i tempi ristretti - l’accordo su forma di governo e legge elettorale. Ieri intanto - sempre sul fronte dei tagli ai costi della politica - il consiglio di presidenza del Senato ha approvato ulteriori "sforbiciate" alle indennità dei componenti dell’ufficio di presidenza (presidente, vicepresidenti, questori, segretari d’Aula) e dei cosiddetti titolari di carica (presidenti e vicepresidenti di commissione) per un importo pari al 32 per cento complessivo. Lo riferisce il senatore questore Antonio De Poli (di Scelta civica-Udc) confermando la sua soddisfazione per l’obiettivo raggiunto, che va oltre il taglio del 26 per cento che era stato disposto dalla Camera («ma sia chiaro, non c’è alcuna competizione o rincorsa», precisa De Poli). I tagli più incisivi riguardano le spese di rappresentanza, che vengono addirittura dimezzate.