Un nuovo morto in un incendio a San Ferdinando. Questa volta a bruciare è stata una tenda della nuova tendopoli dove il 7 marzo sono stati trasferiti parte dei lavoratori immigrati che vivevano nella baraccopoli smantellata 15 giorni fa. La vittima è Sylla Noumo, 32 anni, originario del Senegal.
L'incendio è scoppiato attorno alle 6 e ha riguardato una tenda aggiunta a quella della struttura originaria realizzata nel 2017. La nuova tendopoli doveva ospitare 450 persone ma dopo i trasferimenti di due settimane fa si è arrivati a 850. Per fare questo si sono aggiunte molte tende occupando spazi di sicurezza e vie di fuga. Inoltre mentre le tende messe nel 2017 dalla Protezione civile regionale sono di ultima generazione e ignifughe, quelle aggiunte sono vecchie e non ignifughe.
Quella bruciata è proprio una di quelle aggiunte. Si trovava sul fondo della tendopoli, vicino alla tenda-moschea, difficile da raggiungere proprio per mancanza di spazi di sicurezza. Così malgrado l'intervento dei vigili del fuoco del presidio fisso per il ragazzo, si dice ventenne, non c'è stato scampo. È il quarto morto bruciato a San Ferdinando in poco più di un anno.
E il trasferimento era scattato proprio dopo l'ultimo, Moussa Ba, morto il 16 febbraio. Ma si continua a morire tra le fiamme. A conferma che una vera e sicura soluzione per gli immigrati ancora non c'è.
La cartina della tendopoli
C'è una cartina che spiega benissimo la situazione di altissimo rischio della nuova tendopoli di San Ferdinando. E che potrebbe in parte spiegare cosa successo all'alba. È la planimetria dell'insediamento elaborata dalla Protezione civile regionale ed è inserita nel decreto della Regione che stabilisce la tipologia della tendopoli. Si vedono chiaramente le 44 grandi tende, le aree di aggregazione sociale, compresi due luoghi di culto, i container con bagni e docce, i contenitori per i rifiuti. Poi, importantissime, ci sono le frecce che indicano la viabilità interna e le vie di fuga, e, scritta in grande, l'"Area di raccolta" dove far confluire gli ospiti della tendopoli in caso di incidente, come un incendio.
Tutto questo in occasione dello smantellamento (sacrosanto) della baraccopoli è stato completamente stravolto per trovare spazio per altre tende, quasi raddoppiando la capienza da 450 a 850 posti. Per fare questi si sono occupate la viabilità e anche l'area di raccolta con altre 40 tende. Fino a pochi metri dal cancello di uscita che si vede in basso a sinistra. Dove il giovane immigrato è morto bruciato era proprio in uno di questi spazi occupati. Ma l'altro stravolgimento riguarda le tende. Le 44 previste dal decreto regionale, come si legge nel documento, "in tessuto di cotone modacrilico, impermeabile, ignifugo". Inoltre con impianto elettrico incorporato, proprio per motivi di sicurezza.
Dopo un'apposita gara è stato scelto il modello Montana 29 FR della Ferrino, una delle più note ditte del settore. Una tenda modernissima e sicura, come conferma l'alto costo, circa 5mila euro. Nella tendopoli sono identificabili per il colore blu chiaro e i loghi della Regione Calabria e della Protezione civile regionale. Quelle aggiunte sono invece di un modello vecchio, molto meno resistente al fuoco (toccherà alla magistratura accertare se ignifughe) e senza impianto elettrico. Dunque insicure. In una di queste è morto il giovane immigrato. Sono riconoscibili perché di un blu più scuro e con la scritta "Ministero dell'Interno Soccorso pubblico". Niente a che vedere con le prime, né con le scelte regionali, che anzi sono state cancellate. Questo ha contribuito all'incendio e alla morte dell'immigrato? Sarà la Procura di Palmi ad accertarlo. Sicuramente la tendopoli è molto meno sicura.