«La criminalità pugliese e in particolare questa efferatissima forma di criminalità foggiana, è stata considerata troppo a lungo una mafia di serie B, meno pericolosa e meno feroce della 'ndrangheta, di Cosa nostra e della camorra napoletana». Il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, intervenuto questa mattina a RadioUno, frena qualsiasi tentativo di minimizzare l'agguato nel foggiano in cui è stato ucciso un boss mafioso e altre tre persone.
«Purtroppo la storia non è nuova - continua Roberti - le faide tra i clan mafiosi foggiani risalgono a oltre 30 anni fa con circa 300
omicidi, l'80% dei quali sono rimasti impuniti, e questo la dice lunga sulle difficoltà di investigare. Oggi lo scontro si è acceso attorno al traffico di stupefacenti, in particolare di droghe leggere dall'Albania. Un affare colossale che scatena gli appetiti dei clan e
che investe, partendo dal foggiano, tutta la dorsale adriatica fino all'Europa».
«La mafia foggiana è una costola della camorra napoletana - spiega ancora il procuratore -. Negli ultimi tempi sono state rafforzate le strutture investigative sul territorio e credo che si procederà oltre. Ad aprile scorso è stata aperta una sezione del Ros a Foggia che mancava, la procura distrettuale di Bari si prodiga moltissimo per coordinare le indagini».
«Naturalmente bisogna fare di più, anche sul piano della cooperazione internazionale per frenare i fiumi di droghe leggere che arrivano dall'Albania perché sono quelli che stanno scatenando la faida», ha detto Roberti ricordando che nei mesi scorsi «siamo andati in Albania a chiedere cooperazione, abbiamo incontrato a Roma il ministro degli Interni albanese che ha promesso maggiore collaborazione».
Per Roberti, però, il punto fondamentale è «creare una cultura della legalità che in quel territorio è ancora molto latente. Il Procuratore capo di Bari, Giuseppe Volpe, fa benissimo a invocare maggiore collaborazione da parte dei cittadini». Senza collaborazione dei cittadini «non si va molto lontano», ha concluso ricordando che nell'ultimo processo celebrato a Foggia per una catena enorme di estorsioni, «purtroppo non si è registrata la partecipazione della società civile e il Comune di Foggia non si è nemmeno costituito parte civile».