L'ingresso del Cpr di Ponte Galeria - Ansa
La disperazione che spinge un giovane a togliersi la vita. E da lì la rivolta dei compagni di permanenza nel Cpr alla periferia della Capitale. Sono quattordici al momento gli arresti per i disordini di domenica nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria a Roma. Sono accusati, a vario titolo e in concorso fra loro, di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, danneggiamento, devastazione e saccheggio, incendio doloso. La protesta è scoppiata appunto dopo il suicidio all'alba di un ragazzo di 22 anni, ospite della struttura. Nelle rivolte sono stati lanciati sassi contro il personale e i partecipanti hanno tentato di incendiare un'auto. Nei disordini, inoltre, sono rimasti feriti due carabinieri e un militare dell'Esercito. Durante i disordini al Cpr di Ponte Galeria le cabine telefoniche sono state usate come arieti per abbattere due muri di separazione tra i settori. Inoltre sono state distrutte le serrature di altre porte di sicurezza, oscurate e distrutte otto telecamere di videosorveglianza, devastata la stanza in uso ai carabinieri, distrutta e parzialmente incendiata un'auto della Polizia, oltre ad altri mobili e materassi.
Per la morte del giovane, che sabato ha lasciato una scritta in francese sul muro vicino al luogo del sucidio chiedendo di riportare il suo corpo in Africa alla madre, la procura di Roma ha avviato una indagine per istigazione al suicidio in relazione alla morte di un cittadino della Guinea. In base a quanto ricostruito il giovane, che era arrivato nel Cpr dalla Sicilia da pochi giorni, si è suicidato impiccandosi con un lenzuolo. Maggiori risposte arriveranno dall’autpsia. Gli inquirenti acquisiranno le telecamere di videosorveglianza presenti all'interno del Centro, oltre al messaggio lasciato dal ragazzo prima di uccidersi.
Il vescovo Ruzza: tutelare la dignità delle persone in queste strutture
«Esprimo turbamento e preoccupazione per quanto accaduto nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma. La morte drammatica di un giovane, la rivolta delle persone ristrette, il ferimento del personale pongono domande improrogabili sulle condizioni di vita e di lavoro all'interno della struttura», dice monsignor Gianrico Ruzza, vescovo della diocesi di Porto-Santa Rufina, in merito ai fatti accaduti nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, che auspico che le autorità responsabili «diano risposte risolute e urgenti per tutelare la dignità delle persone che la tradizione civile del nostro Paese deve garantire».