mercoledì 8 novembre 2023
La nuova mobilità italiana: sei milioni di emigrati ufficiali, in aumento quelli non ufficiali, le quote femminili e i flussi interni. Si parte dal nord Italia verso l'Europa. Crescono i rimpatri
Un locale italiano in Olanda

Un locale italiano in Olanda - Archivio Ansa

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L’Italia fuori dell’Italia continua a crescere anche se rallenta. Un popolo di quasi sei milioni, un decimo circa dei 58,8 milioni di italiani e sempre più giovane. Dopo il Covid, per gli studiosi, è iniziata una nuova fase della mobilità italiana che vede anche il ritorno delle migrazioni interne. Lo afferma il Rapporto italiani nel mondo 2023 curato dalla Fondazione Migrantes della Cei e curato da Delfina Licata, presentato stamattina a Roma.

A farne le spese è sempre il meridione che continua a spopolarsi. Lo studio prende in esame i dati del 2022, anno in cui i movimenti migratori interni (1 milione 484 mila) sono tornati a crescere del 4% rispetto al 2021 e del 10% rispetto al 2020. La direttrice è quella classica Sud – Nord con le regioni settentrionali sempre attrattive - soprattutto Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Lombardia –, ma la mobilità italiana e internazionale si conferma complessa.

Il calo delle partenze per l’estero è apparente. Se prima del Covid le iscrizioni all’Anagrafe italiana residenti all’estero (Aire) in un anno arrivavano anche a 260 mila e più della metà erano per espatrio, da gennaio a dicembre 2022 si sono iscritti all’Aire per espatrio 82.014 italiani (-2,1% rispetto all’anno precedente). Ma ci sono ritardi delle ripartenze e molti emigrati per lavoro continuano a tenere un piede anche in Italia non ottemperando all’obbligo di iscrizione all’Aire. Aumentano insomma i “moderni clandestini”.

E lItalia all’estero ringiovanisce costantemente. Il 23,2% (oltre 1,3 milioni) dei residenti iscritti all’Anagrafe italiana per i residenti all’estero ha tra i 35 e i 49 anni, un quinto (più di 1,2 milioni) tra i 18 e i 34 anni. Il 40,4% è nato all’estero da italiani. In prevalenza il livello di istruzione è medio-alto (circa il 58% possiede almeno il diploma).

Partono inoltre sempre più donne, il 48,2% dei 6 milioni di italiani all’estero. La presenza femminile dal 2006 ad oggi è raddoppiata e per il Rapporto Migrantes non siamo più davanti a una “donna migrante spinta al trasferimento per ricongiungersi agli uomini” bensì “una donna moderna e dinamica, motivata anche dalla prospettiva di una vita indipendente, di un maggior benessere economico e di una carriera più gratificante”.

I punti fermi della comunità italiana all’estero sono l’origine in prevalenza meridionale (il 46,5%), il 37,8% settentrionale e il 15,8% del Centro. Le comunità italiane più numerose si trovano in Argentina (oltre 921 mila iscritti, il 15,5% del totale), Germania (oltre 822 mila, il 13,9%), Svizzera (oltre 639 mila, il 10,8%). Seguono Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Nelle prime dieci posizioni si registrano ben tre continenti – America del Nord e Latina, Europa e Oceania.

La Sicilia è sempre la regione d’origine della comunità più numerosa (oltre 815 mila). Seguono – restando al di sopra delle 500 mila unità – Lombardia, Campania, Veneto e Lazio.

Il 53,9% (44.210) di chi ha lasciato l’Italia per espatrio da gennaio a dicembre 2022 lo ha fatto partendo dal nord, il 30,2% (24.729) dal Mezzogiorno e il 15,9% (13.075) dal Centro.

Tra le destinazioni prevale l’Europa, dove è espatriato il 75,3% nel corso del 2022. Il 16,4% delle iscrizioni per espatrio ha riguardato il Regno Unito; il 13,8% la Germania; il 10,4% la Francia e il 9,1% la Svizzera. il 17%, invece, ha scelto il continente americano (il 10,5% nell’America Latina) e il 7,4% si è distribuito in tutto il resto del mondo.

Altro fenomeno interessante in controtendenza sono i rimpatri dei 443 mila connazionali nel decennio 2012-20121, numero più che raddoppiato. La Lombardia si conferma quella che attrae il maggior numero di lavoratori provenienti dall’estero, con una percentuale stimata per il 2023 pari a circa il 42% dei soggetti rientrati. Sta proseguendo l’aumento relativo della quota dei rientri nelle regioni meridionali che hanno previsto agevolazioni fiscali potenziate per i lavoratori.

I rimpatri e lo smart working giovanile secondo la Migrantes possono essere se supportate da un impianto legislativo ad hoc una forma efficace di ripopolamento delle aree interne, favorendo anche la restanza dei giovani.

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