Un rider - Archivio
Un caso limite, ma che riapre la discussione del lavoro dei rider, quei ragazzi (ma non solo) che, di solito, in bici o motorino consegnano il cibo a casa. In questo caso il protagonista della storia, di sera e in pieno gennaio, ha percorso quasi cinquanta km in bicicletta nel Veronese per consegnare il pasto ad Andrea Bassi. Non è un cliente qualunque: già consigliere regionale della Lega e poi in Fratelli d'Italia, si è dimesso nel 2021 da assessore comunale per ritornare al suo lavoro.
Ora Bassi, come riporta il Gazzettino, si dichiara pentito. "Non cado dalle nuvole ma ho toccato con mano quello che accade a questi poveri ragazzi - spiega - è stata la prima volta che ho usato l'applicazione. Ero ignorante, ora ne ho preso consapevolezza".
L'ex assessore, che abita a Bussolengo, ha voluto raccontare la vicenda su Facebook. "Ci ho pensato tutta la notte - confessa - Mi sono chiesto: ma questo povero Cristo ha dovuto patire per portarmi a casa degli hamburger con patatine?".
"Praticamente ha percorso tra andata e ritorno - spiega - 40 o 50 chilometri. Mi si è raggelato il sangue. Gli ho anche chiesto se volesse salire a scaldarsi un po' ma mi ha risposo che non aveva tempo, che doveva correre via per altre consegne".
Bassi spiega di aver effettuato l'ordine a una grossa catena di fast food "alle 18.50, con la promessa che il cibo gli sarebbe stato consegnato in un'ora vista la distanza relativamente breve alla sua abitazione di Bussolengo". Ma l'uomo non sapeva che la catena a sua volta si appoggia ad un noto delivery che effettua materialmente le consegne.
"Alle 20.30 - riferisce ancora Bassi - non avevo ricevuto ancora nulla e ho chiamato per disdire l'ordine". Poco dopo il rider in bicicletta, proveniente da Verona sud, quindi a diversi chilometri di distanza, si è presentato alla sua porta. "Sono rimasto talmente sbalordito quando ho capito quanti chilometri aveva fatto con la sua bicicletta malandata - confessa - che non ho avuto nemmeno il tempo di dargli la marcia. Ha ripreso a pedalare e se ne è andato. Neanche il tempo di ringraziarlo".
Bassi ora ha preso una decisione: "da parte mia posso dire che sebbene non voglia demonizzare il sistema, fino a quando non vedrò un cambiamento, non contribuirò a perpetrare lo sfruttamento".
E qui si apre un capitolo più ampio. Questi lavoratori spesso sono gestiti male, sfruttati e usano mezzi nonadeguati. A Milano di sera si osservano decine e decine di loro su due ruote sprovviste persino di catarinfrangenti. Sono difficili da vedere e corrono perché hanno i minuti contati. Ma quello delle biciclette non conformi al codice della strada è un fenomeno sempre più diffuso tra i ciclisti, nei confronti del quale Comuni e Polizia locale fanno finta di niente, invece di intervenire con azioni preventive (informazione), prima che repressive (multe). Ma è più comodo parlare di"30 all'ora" che iniziare ad agire.
Intanto, tornando ai rider, i tribunali iniziano ad affrontare cause relative a questa figura lavorativa. Il Tribunale di Torino, ieri, ha dato ragione a otto ciclofattorini di Glovo che avevano presentato un ricorso chiedendo di essere riconosciuti come lavoratori subordinati. Ai rider verrà assegnata una somma di denaro per colmare la differenza retributiva per il periodo in cui hanno prestato servizio.
Altre due richieste non sono state accolte. La prima si riferiva alla "mancanza di trasparenza" dell'algoritmo utilizzato dall'azienda per assegnare gli incarichi, che secondo i ricorrenti aveva effetti discriminatori sui lavoratori in sciopero. La seconda era legata alle carenze e omissioni in materia di sicurezza sul lavoro. "Su questi punti - spiega l'avvocato Giulia Druetta, legale dei rider - ricorreremo in appello. Si sente tanto parlare di risarcimenti per migliaia di euro per le offese ai su Facebook ai personaggi politici e poi chi catapulta i lavoratori in strada a pedalare senza misure di prevenzione e senza sorveglianza sanitaria non deve nemmeno pagare. Deve scapparci il morto perché vengano presi dei provvedimenti?". Quanto all'argomento all'algoritmo, Druetta afferma che "la trasparenza è fondamentale e il diritto di sciopero va tutelato".