sabato 16 dicembre 2023
L'Europa torna in balia della regola dell'unanimità. Nel mirino dell’Ungheria i 17 miliardi “a fondo perduto” per l'Ucraina in guerra. Ma la strategia di alzare la posta irrita gli altri 26 Stati
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il premier ungherese Viktor Orban al Consiglio Europeo

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il premier ungherese Viktor Orban al Consiglio Europeo - Ansa

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Il “miracolo” della vigilia, con lo sblocco a sorpresa del veto di Viktor Orbán sull’apertura dei negoziati di adesione con l’Ucraina, non si è ripetuto sul fronte dei fondi al Paese in guerra. Qui il premier ungherese ha mantenuto il veto, e così il Consiglio Europeo si è chiuso con un successo e uno stallo allo stesso tempo, con un rinvio a fine gennaio o inizio febbraio. « Era ovvio – ironizza la premier estone Kaja Kallas – Orbán non poteva mica dare due buone notizie una dopo l’altra ». E dire che in realtà nella notte si è configurato un altro “miracolo”: l’assenso di tutti e gli altri 26 Stati membri su una partita che era apparsa difficilissima, la revisione del bilancio pluriennale.

Tutti, appunto, tranne Orbán, hanno accettato la negobox, la proposta negoziale finale preparata dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, che ha sforbiciato ulteriormente i soldi freschi in più (21 miliardi di euro contro i 22,5 della vigilia, meno di un terzo dei 66 miliardi chiesti dalla Commissione Europea). Niente da fare, su questo il premier magiaro è stato irremovibile: no al finanziamento con il bilancio Ue di 17 del totale di 50 miliardi di euro della facility per l’Ucraina, soldi che per Budapest vanno trovati tutti fuori dal bilancio; e no al meccanismo di sicurezza per l’eventualità che gli interessi sul Piano da rilancio, vista l’impennata dei tassi voluta dalla Bce, non si possano pienamente finanziare con il bilancio. Il ragionamento di Budapest: non ci date i soldi, perché dovremmo, nel caso, contribuire a maggiori oneri per gli interessi? Ore di trattative, poi in piena notte arriva l’annuncio di Michel. « La revisione del bilancio pluriennale come indicato nel documento in tutte le sue componenti » è «pienamente sostenuto da 26 capi di Stato e di governo», afferma il presidente del Consiglio Europeo. Risultato: «Torneremo sulla questione all’inizio del prossimo anno». Insomma, un vertice straordinario che, dice Michel, sarà tra fine gennaio e inizio febbraio. La speranza è di riuscire a convincer Orbán o invece trovare soluzioni alternative. Il magiaro ieri ha fatto capire qual è la sua partita: lo sblocco di tutti e 32 i miliardi di fondi Ue che spettano all’Ungheria (22 miliardi per la coesione e 10,4 miliardi per il Pnrr), ma bloccati per gravi problemi allo Stato di diritto.

Alla vigilia del vertice la Commissione Europea ha sbloccato un terzo, circa 10 miliardi, adducendo «progressi » su vari impegni (soprattutto sulla giustizia). « Ho sempre detto – dichiara il premier a Kossuth Radio – che, se qualcuno vuole modificare il bilancio, allora è una grande opportunità per l'Ungheria per chiarire che deve ottenere ciò a cui ha diritto. Non la metà, o un quarto». Budapest sostiene di aver soddisfatto tutte le condizioni per i fondi Ue, mentre la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen lo gela: gli altri soldi arriveranno se Budapest «farà progressi con gli obiettivi del Pnrr» e «rispetta i requisiti» per lo Stato diritto. «Sono le stesse condizioni che valgono per tutti», insiste la presidente. « La questione del bilancio e dei fondi per l’Ucraina – commenta anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz – non vanno mescolati con gli impegni degli Stati membri» per avere i fondi Ue. Non è chiaro come riuscire a smuovere Orbán, tanto più che nessuno degli altri è pronto ad accettare ulteriori ricatti dal leader di Budapest.

La speranza è che il leader magiaro, a fronte della compattezza degli altri 26, se il suo ricatto fallirà, si rassegni a togliere il veto. «Sono fiducioso e ottimista – dice Michel - che riusciremo ad essere all'altezza delle nostre promesse, per sostenere l'Ucraina con le risorse finanziarie. E sono sicuro che nelle settimane a venire formuleremo la decisione». Ottimismo anche dal premier belga Alexander De Croo, che dal primo gennaio assume la presidenza di turno Ue. «Ci serve l’unanimità – ha dichiarato ieri – e questo purtroppo non è stato possibile. Ma ritengo che nelle prossime settimane ci arriveremo ». Altrimenti, servirà un “Piano B”.

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