"Non saranno tre fischi a fermarci". Matteo Renzi, dal palco della Festa dell'Unità di Bologna, ha sfidato i contestatori che lo aspettavano per
fischiarlo: precari della scuola e insegnanti che hanno alzato
la voce quando il premier ha preso la parola, soprattutto sui
passaggi che riguardavano la scuola. "Abbiamo il compito di
cambiare l'Italia e la cambieremo, di non mollare e non
molleremo", ha detto dal palco, andando a cercarsi gli applausi
della maggioranza degli altri duemila che componevano il
pubblico della festa.
La contestazione degli insegnanti non è stato, peraltro,
l'unico momento di tensione dell'intervento di Renzi alla festa
organizzata al parco della Montagnola di Bologna per ricordare i
70 anni della Liberazione e della prima festa dell'Unità,
celebrata pochi giorni dopo il 25 aprile.
Appena fuori dal parco ci sono stati tafferugli fra
le forze dell'ordine e il corteo organizzato dal mondo
antagonista bolognese. Il bilancio finale è di tre manifestanti, denunciati per resistenza a pubblico ufficiale, tre contusi, e una festa che si è tenuta in un clima blindato e di particolare tensione.
Sotto il palco della festa, in maniera più pacifica ma
altrettanto risoluta, hanno invece protestato i precari della
scuola e gli insegnanti. Dopo la sfida lanciata loro da Renzi
("rispondo con un sorriso a chi contesta, non è con un
fischietto in bocca e urlando che si migliora la scuola: se la
Buona scuola non passa continuerete a fischiare senza incidere
sull'educazione dei nostri figli") c'è stato un momento di
mediazione. Renzi, infatti, ha avuto con alcuni contestatori un
lungo incontro, circa un'ora di un confronto serrato sui temi
della 'Buona scuolà. "Possiamo discutere nel merito - ha detto
Renzi - nel ddl ci sono molte cose che si possono cambiare. Non
credo che la proposta del governo sia prendere o lasciare: si
può parlare. Ma non lasceremo la scuola soltanto in mano a chi
urla. E se il ddl passa 100mila insegnanti entreranno, se non
passa continuerete a fischiare. Questa è la differenza".
"Quella di Renzi è stata una prova d'ascolto - ha detto
Giovanni Cocchi, uno degli insegnanti che ha partecipato al
colloquio con Renzi dopo averlo contestato - non sappiamo quanto
dettata dalla propaganda, visto che nei luoghi propri, ovvero il
Parlamento, questa capacità d'ascolto non c'è. La distanza fra
noi è rimasta immutata e non può essere certo accorciata da un
colloquio".
Fra gli antagonisti con gli scontri con la polizia e la
contestazione dei precari della scuola, sono praticamente
passati in secondo piano i malumori interni al Pd, che in questa
festa hanno avuto un momento di tensione con il mancato invito
di Pier Luigi Bersani, che da queste parti non si è visto
neanche come spettatore. L'unico esponente della minoranza
venuto ad ascoltare Renzi è stato Gianni Cuperlo, per il resto
il parterre era integralmente composto da renziani e da un
pubblico di militanti che si è dimostrato in sostanziale
sintonia con il premier-segretario.