Berlusconi ribadisce, ancora una
volta, che il patto del Nazareno è morto, e non per colpa sua. E
al premier Renzi dice: Forza Italia dirà sì alle riforme, ma
solo a quelle che risulteranno positive per l'Italia.
Soprattutto, avverte che ora "si torna nel ruolo di opposizione
a 360°. E in qualche modo manda segnali anche ai suoi: "sgravato
il peso" del patto del Nazareno, ora "possiamo ritornare a
lavorare nella direzione di un forte e compatto centrodestra".
Ripete più e più volte il termine democrazia, Berlusconi,
durante il suo intervento telefonico al primo Meet up del
Governo ombra organizzato da Gianfranco Rotondi: democrazia
malata, a metà, mai completa. Accusa tutti: chi lo definisce un
detenuto, un condannato, un ex cavaliere del lavoro ("invece lo
sono ancora"). Si presenta come il leader del centrodestra
"eliminato" eppure disposto a dare il suo sostegno alle riforme
per amore del Paese. Berlusconi ha rotto dunque silenzio e in tanti lo hanno
ascoltato ieri dentro e fuori Forza Italia. Come Raffaele
Fitto, che plaude alla nuova linea e chiede di "passare dalle
parole ai fatti" tanto più che "serve poco piangere sul latte
versato". E se, solo poche ore fa, Matteo Salvini aveva detto no
ad "ammucchiate" e a liste con Fi in vista delle regionali, oggi
annuncia che a breve vedrà il Cav, "per capire se ha compreso
che Renzi è un problema".
Da Pontassieve, dove Matteo Renzi
ha trascorso la domenica, suonano molto lontane le minacce di
Silvio Berlusconi di una Forza Italia "all'opposizione a 360
gradi" dopo la rottura del Patto del Nazareno. Ma nemmeno a Roma
il premier ha intenzione di subire la levata di scudi del leader
di Forza Italia. "Andiamo avanti, vedremo se il Cav strappa
davvero su riforme concordate insieme non per fare un favore a
me ma al paese", è l'indicazione che il leader Pd dà ai suoi
alla vigilia di una settimana in cui alla Camera torna la
riforma istituzionale e al Senato sarà incardinato il ddl
anticorruzione.
Nel frattempo il segretario Pd ha voglia di uscire dal
Palazzo dove è stato costretto anche per gestire la partita del
Quirinale. Sabato 14 il premier potrebbe andare a Melfi per
avviare da là il tour delle province "per tornare a contatto con
lavoratori e realtà produttive del paese". E la prima tappa di
Melfi non è casuale visto che il presidente del consiglio si è
convinto di trasformare il ministero degli Affari Regionali, ora
vacante dopo l'addio di Maria Carmela Lanzetta, in un ministero
del Mezzogiorno che gestisca i fondi Ue. Un dicastero che
dovrebbe essere guidato da una donna e che, ragionano nel Pd,
strizza l'occhio a parlamentari, legati al sud, che potrebbero
scegliere di passare in maggioranza potenziando i numeri al
Senato.