giovedì 19 gennaio 2023
La reliquia del giudice ucciso dalla mafia, testimone di fede e di giustizia per tanti giovani allievi, nella capitale su iniziativa dell'arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani
La reliquia del beato Rosario Livatino al comando generale della Guardia di Finanza, a Roma

La reliquia del beato Rosario Livatino al comando generale della Guardia di Finanza, a Roma - Guardia di Finanza

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Un testimone del Novecento che ha donato la sua vita per la giustizia e la legalità. Un magistrato, Rosario Livatino, che seppe coniugare fede e diritto, afflato evangelico e passione per una giurisprudenza che prima di ogni cosa doveva trasmettere la passione per il rispetto delle regole in una società in cui lo Stato è da inquadrare nell’alveo del bene comune e della condivisione dei valori della democrazia.

Rosario Livatino non era un magistrato incerto, ma risoluto, capace di portare avanti inchieste scomode e imboccare strade innovative come nel caso della confisca dei beni ai mafiosi. Un uomo che riponeva fiducia nelle forze dell’ordine in generale e nelle Fiamme Gialle in particolare per via della originale e unica caratteristica del Corpo, cioè quella di coniugare l’abilità investigativa sul fronte economico-finanziario alle molteplici capacità operative. E proprio la Guardia di Finanza ha reso omaggio al “giudice ragazzino” nei giorni della “Peregrinatio Beati Rosarii Livatino - Fidei et Justitiae Martyris”, il pellegrinaggio dedicato alla memoria del Beato giudice Rosario Livatino, martire della lotta alla mafia, organizzato dall’Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani in Roma e dal Comitato Peregrinatio Beati Rosarii Livatino dal 13 al 21 gennaio 2023, a Roma.

L’iniziativa prevede l’esposizione di una teca d’argento contenente la camicia impregnata di sangue che il giudice indossava la mattina del 21 settembre 1990, giorno in cui venne ucciso dai sicari della “stidda”, la mafia agrigentina, mentre si recava al lavoro a bordo della propria auto, una Ford Fiesta colore amaranto, privo di scorta per salvaguardare l'incolumità di altri innocenti.
La reliquia, il 18 e 19 gennaio, è stata accolta dai finanzieri all’interno della Chiesa di San Matteo Apostolo ed Evangelista della Caserma “Gen. B. Sante Laria”, sede del Comando Generale della Guardia di Finanza. Durante la Messa è stata esposta la teca contente la camicia del giudice Livatino che riporta l’incisione cara al magistrato ritrovata nelle sue agende, ossia “S.T.D.”, acronimo che sta per Sub tutela Dei.

La camicia insanguinata del beato Rosario Livatino, ucciso dalla mafia

La camicia insanguinata del beato Rosario Livatino, ucciso dalla mafia - Archivio

“Accogliere la reliquia del magistrato per noi non è soltanto un fatto simbolico o esteriore – ha spiegato il generale di corpo d’armata Giuseppe Zafarana, comandante generale della Guardia di Finanza -. Lo dimostra la presenza degli allievi dei reparti in formazione fisicamente e collegati in video. Rosario Livatino resta esemplare per tutti gli appartenenti al Corpo e per tutti i servitori dello Stato in genere. La sua figura, in maniera sublime, riesce a coniugare l’essere cristiani con i valori che sono propri di un servitore dello Stato. E ciò è di fondamentale importanza – ha aggiunto -. È un modo per fare formazione, per insegnare ai giovani allievi, per dare un punto di riferimento che è assolutamente straordinario per tutti noi”.

“La radice del termine testimone è quella che fa riferimento al martirio – ha sottolineato monsignor Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l’Italia -. Dire testimone è dire martire. E lui il suo essere testimone l’ha vissuto in pieno, fino al martirio. Si colloca qui anche la scelta di non avere la scorta. I giovani hanno bisogno di punti di riferimento per cogliere la verità dell’essere, la verità della legalità, la verità del vivere in generale. Avere queste certezze in persone che hanno dato la vita fino alla morte credo che sia un Servizio altissimo”.

La reliquia è stata trasferita presso il Salone d’Onore dove, alla presenza del Comandante Generale e di monsignor Marcianò si è svolto il Convegno “Livatino pellegrino di giustizia e di fede”. Nel corso dell’incontro è stato proiettato un video sul Beato, realizzato dal “Centro Studi Livatino”. Al termine, la teca è stata trasferita presso la Chiesa di San Matteo Apostolo ed Evangelista per l’ostensione, prima di lasciare definitivamente la Caserma “Sante Laria”.

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