Ci sono
due sinistre che hanno perso a Genova, nel voto che ha eletto a sorpresa
Giovanni
Toti presidente della Regione Liguria. Anche sommando, infatti, i consensi
raccolti da
Raffaella Paita, la donna che secondo gli auspici di Renzi avrebbe
dovuto raccogliere il testimone da
Claudio Burlando, e quelli di
Luca
Pastorino, il “civatiano” che si è candidato come alternativa al nome
sponsorizzato dai vertici del Pd, si resta ben sotto al 41,7% raccolto solo un
anno fa dal Partito democratico sotto la Lanterna. Dov’è finito il piccolo
plebiscito registrato allora? È assai probabile che diversi elettori in libera
uscita si siano schierati con la
Lega, mai vista a questi livelli in regione, o
con il Movimento Cinque stelle, entrambi simboli di una protesta anti-sistema
che fa ancora breccia in un territorio segnato da disastri ambientali e da
numerose crisi industriali. Senza dimenticare che l’astensione è un boomerang.
Nel maggio scorso favorì Palazzo Chigi, che portò a casa un risultato “monstre”,
mentre adesso lo penalizza, con la disaffezione evidente di militanti e
simpatizzanti democratici: i dati sull’affluenza dicono infatti che in Liguria
alle urne è andato solo un cittadino su due.