martedì 4 ottobre 2011
Il premier snobba le polemiche ed esclude difficoltà a partire dalla riforma elettorale. Frattini: il valore dei quesiti è politico, va rispettato. Dico no alle alchimie per bypassarlo».
Bersani: presto il voto. Ma la direzione insorge
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«Non mi sto interessando della legge elettorale. Quello che mi sta a cuore in questo momento è continuare a lavorare per portare l’Italia al riparo dall’attacco al nostro debito pubblico e fuori dalla crisi finanziaria globale». Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affida a una nota il suo scarso entusiasmo per le ipotesi di modifica del sistema di voto e per il dibattito su di esse, che ha preso la piega di un ennesimo presagio di fine anticipata della legislatura.Sulle regole per le urne anche all’interno del Pdl le voci non sono univoche. Tra chi vuole mantenere il meccanismo della preferenze - temendo un ritorno al malcostume della prima Repubblica - e chi, invece, ci starebbe pure a un cambio: ma, sottolinea, introducendo la designazione diretta del capo del governo. Ha firmato per i quesiti referendari, «non essendo stato ascoltato come posizione politica» il sottosegretario Guido Crosetto. Si allinea al premier Margherita Boniver, presidente del Comitato Schengen: prima viene l’economia. Per discutere di «una modifica della legge elettorale che assicuri l’alternanza, la funzionalità e la rappresentatività ma per la discussione abbiamo ancora tempo». Maggiori poteri al premier chiede il capogruppo di Popolo e territorio alla Camera Silvano Moffa. Contrarissimo alle preferenze si proclama Enrico La Loggia, del Pdl, presidente della commissione per l’Attuazione del federalismo, il quale non ritiene che il passaggio dei referendum porti immancabilmente al ritorno in vigore del Mattarellum. Decidere spetterà al Parlamento.Ma non con degli escamotage. Non bisogna «cercare alchimie per bypassarlo, ma modifiche per andare incontro al quesito. Altrimenti si voti». Ad appoggiare le ragioni dei referendari è intervenuto ieri a sorpresa il ministro degli esteri Franco Frattini. «Quando si chiamano i cittadini a parlare – ha spiegato – serve rispetto e proprio perché il quesito è politico la risposta non può essere burocratica». Frattini ha poi detto di non sapere se vi saranno elezioni anticipate, ma «il cuore del quesito non è far finire la legislatura, ma permettere che, quando si voterà, i cittadini possano scegliere da chi sono governati».Ipotesi che naturalmente sia gli esponenti del partito sia il Cavaliere non vedono di buon occhio. Ci sono da risolvere le numerose incombenze economiche. «Per questo – riprende la nota di Berlusconi – Governo e maggioranza stanno lavorando a un nuovo decreto legge, con misure concrete ed efficaci che ridiano fiducia ai cittadini, alle famiglie e alle imprese. Lo presenteremo entro la metà di questo mese, come ci siamo impegnati a fare». Dunque, il premier rilancia e replica a chi sta cercando di cavalcare il referendum in chiave di spallata. E a chi evoca, a questo scopo, tentazioni di staccare la spina per evitare la consultazione anche nel centrodestra. Ma in cima ai suoi pensieri, tiene a far sapere il numero uno dell’esecutivo, c’è una sola crisi, quella economica. «Tutto il resto sono le solite chiacchiere del teatrino quotidiano della politica, che, purtroppo, va in scena tutti i giorni sui quotidiani, nelle tv e on line e che produce solamente confusione e demoralizzazione nella gente».Perciò niente Mattarellum, Porcellum, uninominale e proporzionale. Palazzo Chigi si cimenta con altre riforme: «Quelle del fisco, della architettura istituzionale, della giustizia» che sono «il completamento» di quelle «attuate in questi tre anni». Su questi temi, «pur con il limite degli inesistenti poteri attribuiti dalla Costituzione al premier, sto spronando la maggioranza a lavorare presto e bene in Parlamento». In conclusione l’immancabile stoccata agli avversari, sotto forma di appello alla collaborazione: «Su queste riforme decisive per il presente e per il futuro del Paese, sarebbe auspicabile un contributo fattivo dalle opposizioni, se pensassero davvero al bene comune e non solo alla mia poltrona di premier».
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