Il 2016 è stato un anno record sul fronte degli arrivi di immigrati in Italia. La conferma arriva dal rapporto dell’agenzia europea Frontex che, mentre rileva la drastica riduzione dei passaggi dalla Grecia e lungo la rotta balcanica, sottolinea l’incremento degli sbarchi nel canale di Sicilia.
Mezzo milione di arrivi irregolari
Complessivamente, lo scorso anno sono stati 503.700 i migranti che hanno attraversato illegalmente le frontiere dell’Unione Europea e, di questi, 364mila lo hanno fatto via mare. L’accordo tra Ue e Turchia per fermare gli immigrati e il blocco delle frontiere adottato dai Paesi dell’Europa centrale, hanno fatto sì che il numero di passaggi lungo la cosiddetta “rotta balcanica” calasse vistosamente. Secondo le stime preliminari di Frontex, i passaggi dalla Grecia e dal Mare Egeo sono crollati del 79% rispetto al 2015, mentre è aumentato del 20% il flusso di migranti lungo la rotta del Mediterraneo centrale, da dove sono passate 181mila persone, il numero più alto mai registrato. Dal 2010, si legge nel rapporto di Frontex, l’Italia ha visto un aumento di dieci volte del numero di arrivi dall’Africa Occidentale. I Nigeriani costituiscono la maggioranza dei migranti su questa rotta, seguiti da cittadini di Eritrea, Guinea, Costa d’Avorio, e Gambia.
Squadre europee per i rimpatri
Alla luce di questi dati, come annunciato ieri da un portavoce della Commissione europea, dalla prossima settimana Frontex, recentemente trasformata in corpo guardacoste e guardia di frontiera, attiverà squadre di intervento per supportare gli Stati membri nel rimpatrio dei migranti irregolari. Battezzate “European return intervention team”, queste squadre avranno al loro interno specialisti nel campo dell’accompagnamento, del monitoraggio e del rimpatrio per aiutare gli Stati membri dell’Ue sia nelle operazioni di rimpatrio sia nella cooperazione con i Paesi terzi per la riammissione dei loro cittadini.
Mediterraneo: 5.079 morti nel 2016
Inoltre, l’Unione europea - che sostiene il progetto dell’Italia di riattivare i Cie per accelerare le identificazioni e le espulsioni («Abolirli sarebbe pura follia», ha ricordato il capo della Polizia, Franco Gabrielli) - sta cercando di rispondere al problema mettendo a punto accordi di sostegno economico in loco per disincentivare le partenze. Programmi che però con ogni probabilità potranno dare risultati apprezzabili solo nel medio termine. Nell’immediato, l’emergenza rimane e i barconi continuano a partire, anzi aumentano. E così il numero di chi perde la vita in mare: secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel 2016 i morti nel Mediterraneo sono stati 5.079, in aumento del 34% rispetto al 2015, quando erano stati 3.777, dato già in crescita rispetto al 2014, quando le vittime furono 3.279.
«È importante notare – spiega Joel Millman, dell’ufficio comunicazione dell’Organizzazione – che altri dati saranno esaminati nelle prossime settimane. Rapporti su altre circa trecento vittime nel Mediterraneo sono arrivati negli ultimi giorni, ma devono ancora essere pienamente verificati». Mentre altre vittime - dovute a naufragi in alto mare - potrebbero non essere state mai registrate. «È probabile – sottolinea il portavoce dell’Oim – che non avremo mai un numero vero e definitivo di queste tragedie. Speriamo che un giorno questi numeri inizino a calare. Ma questo non sembra essere destinato ad avvenire a breve».