sabato 4 agosto 2018
Due arresti a Sulmona per l'accoltellamento di un profugo. Ma sono tanti gli episodi registrati dalle cronache da inizio anno. Dagli spari ai pestaggi di gruppo, cresce l'intolleranza verso i migranti
Manifestazione a Firenze dopo l'uccisione di un senegalese (Ansa)

Manifestazione a Firenze dopo l'uccisione di un senegalese (Ansa)

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Anche al di fuori del perimetro penale disegnato dall’aggravante della discriminazione razziale, dall’inizio dell’anno sono molti gli episodi comunque riconducibili all’odio etnico. Soltanto da gennaio a marzo, Lunaria, associazione di promozione sociale attiva dal 1992, ne ha censiti ben 169. Mentre nell’ultimo mese e mezzo se ne contano almeno una quindicina. Storie di paura, rifiuto e violenza, non necessariamente fisica, ma quasi sempre generata da xenofobia. L’ultima notizia è di ieri, anche se i fatti risalgono al giugno scorso, quando due uomini di 39 e 46 anni, dopo aver fatto irruzione nel centro di accoglienza di Sulmona, in Abruzzo, hanno aggredito e accoltellato un profugo. Per loro il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere con l’accusa di tentato omicidio e il riconoscimento dell’aggravante razzista.

A Cantù, a fine gennaio, a scontrarsi con l’ignoranza è stato un giovane medico originario del Camerun, alle prese con una paziente poco incline a farsi «curare da un negro». Ma l’emblema della furia razzista degli ultimi mesi – tra l’altro rivendicata dal diretto interessato in sede processuale – resta l’avventura di Luca Traini, il “giustiziere” di Macerata che a febbraio ha seminato il panico nella città, alla ricerca di neri a cui sparare per “vendicare” la morte di una giovane 18enne.

Va poi ricordato il caso di Roberto Pirrone, 65 anni, incensurato. Il 5 marzo è uscito di casa con l’intenzione di suicidarsi. Ma una volta giunto sul ponte Vespucci, a Firenze, ha finito per uccidere Idy Diene, cittadino senegalese di 55 anni che vendeva ombrelli ai passanti. Pirrone ha scaricato ben sei colpi della sua Beretta all’indirizzo della vittima ma in questo caso l’aggravante razzista non è stata ammessa. Resta però il dubbio rispetto a una pazzia selettiva che tra i tanti passanti si è abbattuta proprio sull’africano. L’episodio ha scatenato una forte protesta da parte della comunità senegalese locale.

A Perugia, il 13 marzo, due ragazzi cinesi sono stati insultati e pestati mentre passeggiavano nel centro storico. Le vittime hanno raccontato alla stampa di aver ricevuto insulti per via della loro etnia prima di essere malmenati dal branco: «I cinesi sono cani stupidi, in ginocchio altrimenti vi picchiamo», avrebbero gridato gli aggressori.

Ad aprile si è venuto a sapere di un altro episodio simile: una studentessa 17enne di origine filippina è stata prima ingiuriata e poi aggredita da un gruppo di coetanei, tra cui anche ragazze, nella zona del Villaggio olimpico a Roma. Il pestaggio, secondo il racconto della vittima, è stato accompagnato da continui insulti razzisti.

A giugno, al grido di “Salvini Salvini”, tre ragazzi hanno sparato all’indirizzo di due immigrati provenienti dal Mali e beneficiari del progetto Sprar della città di Caserta.

Ci sono poi i numerosi casi di spari di piombini partiti da armi ad aria compressa. Il primo a farne le spese all’inizio di giugno è stato Konaté Bouyagui, 22 anni, giovane maliano richiedente asilo, chef in un ristorante multietnico di Napoli. «Sparavano e ridevano», ha raccontato alla polizia a Napoli. Le ferite all’addome gli sono costate 10 giorni di cure.

Altri due casi si sono verificati a Forlì nel giro di soli tre giorni. La prima vittima un ivoriano di 33 anni colpito da un pallino mentre era in sella ad una bici. Una macchina lo ha affiancato e dall’interno dell’auto sono partiti due colpi che lo hanno ferito all’addome. Poi è stata la volta di una donna nigeriana, avvicinata da un motorino su cui viaggiavano due persone. Uno degli aggressori ha estratto una pistola soft air e ha sparato. La vittima non ha denunciato per paura e l’episodio è arrivato alla stampa grazie all’allarme lanciato da un'associazione locale.

L’11 luglio la scena si ripete a Latina. A colpire due nigeriani che attendevano l’arrivo di un autobus alla fermata è stata ancora una un’auto in corsa.

Emblematico il caso della bimba rom. Un colpo partito «per sbaglio» come sosterrà il 50enne romano incriminato per aver sparato dal terrazzo di casa a Roma mentre la piccola Cerasela stava camminando per strada. La bambina ha rimediato una lesione vertebrale a livello dorsale con interessamento midollare ed è stata in terapia intensiva per diversi giorni.

I casi più recenti risalgono a questa settimana, giovedì due colpi di pistola, a salve, accompagnati da un epiteto inequivocabilmente razzista, sono partiti contro un migrante ospite della locale parrocchia, vicino Pistoia. Ne ha dato notizia il parroco don Massimo Biancalani, affidando al suo profilo Facebook la denuncia di quanto accaduto: «Due giovani italiani al grido “negri di m…” hanno sparato uno o due colpi di arma da fuoco in direzione di uno dei nostri ragazzi migranti». Lo stesso giorno a Napoli un ambulante senegalese di 22 anni con regolare permesso di soggiorno, è stato raggiunto a una gamba dai proiettili sparati da due uomini a bordo di uno scooter.

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