"Saremo in grado di fare qualche
decreto in meno, se le opposizioni faranno qualche atto di
ostruzionismo in meno". Matteo Renzi da Parigi rilancia sulla
decretazione d'urgenza, "strumento naturale secondo
Costituzione" in caso di blocco dei lavori in Parlamento. Le
parole non sono riferite in particolare alla riforma Rai, ma
confermano che il premier è pronto a tutto pur di arrivare in
tempo al rinnovo dei vertici della tv pubblica con la nuova
legge. Dopo le proteste dell'opposizione, sulla sua strada
arriva però il no pesante del presidente della Camera, Laura
Boldrini, già oggetto di polemiche per aver definito
l'inquilino
di Palazzo Chigi "uomo solo al comando".
"Il decreto si deve fare quando c'è materia di urgenza -
afferma a diMartedì -. Sulla Rai non c'è qualcosa di
imminente, non c'è una scadenza". Tempi certi, ma difesa delle
prerogative delle opposizioni. Questa la linea sottolineata
dalla Boldrini, alla quale si sono rivolti diversi esponenti Pd,
per chiedere una corsia preferenziale che consenta di approvare
la nuova normativa prima dell'estate. Tra questi Michele Anzaldi
che definisce "stupefacenti" le parole del presidente della
Camera anticipando di poco il fuoco di fila dei renziani che
attaccano a testa bassa la presidente: "Breve ripasso serale di
diritto costituzionale ad uso della sinistra radicale che
difende la Carta ma non la ricorda. La valutazione sulla
necessità e urgenza di decreti legge spetta al presidente della
Repubblica e a nessun altro. Con tutto il rispetto, la
responsabilità di Laura Boldrini è oggi quella di presidente
della Camera e non di presidente della Repubblica", afferma il
vicesegretario Dem Lorenzo Guerini. Al quale si aggiunge Ernesto
Carbone:"Qualcuno spieghi a Laura Boldrini,
che è la presidente della Camera, quali sono le sue funzioni e
le sue responsabilità", scrive su Twitter il deputato del Pd.
Boldrini "ha perfettamente ragione", sostiene
invece Fabrizio Cicchitto. Su un eventuale decreto dovrebbe
pronunciarsi il presidente della Repubblica, al quale si
appellano le opposizioni. Con Forza Italia che grida al colpo di
mano e che mette anche nel mirino, più che
le ipotesi di riforma, le parole del ministro Padoan
intervistato ieri da Giovanni Minoli. "Con il top management
della Rai noi siamo in continuo contatto - aveva affermato il
ministro-. Mi sembra che si vada nella direzione giusta. Il mio
rappresentante in Consiglio voterà la riforma Gubitosi". Parole
che sembravano inizialmente rivelare un sostegno del governo al
piano news messo a punto dal dg, poi precisate sempre dal tesoro
ieri sera: non si trattava di un giudizio nel merito di
iniziative di cui vanno definiti i dettagli, si spiega. Una
precisazione che in ambienti della maggioranza viene vista come
una marcia indietro dopo la probabile bacchettata di Palazzo
Chigi. A gettare acqua sul fuoco, dopo la tensione con il
Tesoro, ci ha pensato oggi il sottosegretario Antonello
Giacomelli. "Un equivoco... - assicura -, sicuramente Padoan
voleva riferirsi al successo delle quotazioni di Rai Way".
Il piano, rivisto alla luce del parere votato all'unanimità
dalla Commissione di Vigilanza, sarà all'attenzione del cda di
giovedì a Milano. La riforma, che prevede la nascita di due
newsroom, una con Tg1, Tg2 e Rai Parlamento, l'altra con Tg3,
Rainews24 e Tgr, sarà illustrata con l'obiettivo di arrivare al
voto entro il mese di marzo. Al termine del cda è in agenda una
riunione informale per affrontare il caso della lettera che il
consigliere Antonio Verro avrebbe inviato a Silvio Berlusconi
nel 2010 con l'obiettivo di mettere paletti a programmi
considerati nemici, come Annozero, Parla con me o Ballarò.
Verro dovrebbe anche essere ascoltato dal Comitato etico di
Viale Mazzini.
Del tema si è occupato anche l'ufficio di presidenza della
Commissione di Vigilanza, che ha deciso di ascoltare,
probabilmente la prossima settimana, il presidente Rai Anna
Maria Tarantola. Poi dovrebbe essere convocato lo stesso
consigliere. Una sorta di istruttoria per decidere se ci saranno
o meno i presupposti per chiedere una revoca del consigliere. Un
potere che - secondo Forza Italia - non compete alla bicamerale.
"Non ci fermiamo davanti a niente", assicura il presidente
dell'organismo Roberto Fico.