mercoledì 2 ottobre 2024
Fanno discutere le presentazioni del libro che dà voce, ma senza sconti, a Giovanni Brusca e del film dedicato a Matteo Messina Denaro
Matteo Messina Denaro il giorno della sua cattura

Matteo Messina Denaro il giorno della sua cattura - Imagoeconomica

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Può un sanguinario boss di Cosa nostra ripercorrere una vita di orrori e darla alle stampe, per offrire il resoconto della sua stessa perdizione? La domanda risulta attuale alla luce delle furibonde polemiche divampate intorno alla presentazione del libro di “memorie” di Giovanni Brusca che si terrà comunque a San Giuseppe Jato (Palermo), luogo di nascita, epicentro di una biografia e involontario simbolo di una sterminata carriera criminale. L’opera (Edizioni San Paolo) si intitola “Uno così. Giovanni Brusca si racconta”. Un lungo dialogo, senza sconti, con don Marcello Cozzi, sacerdote impegnato da anni nel delicatissimo terreno dell’educazione alla legalità. Brusca è uno dei responsabili dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido, dopo una atroce prigionia. La tortura e la morte di un bambino innocente rappresentarono la “punizione” per suo padre Santino, collaboratore di giustizia. Fu la mano di Brusca ad avviare il meccanismo collegato all’esplosivo che uccise Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, il 23 maggio del 1992. E tanto altro, di terribile, si potrebbe riferire. Ecco perché l’annuncio della ventura manifestazione letteraria, dato dal sindaco del paese, Giuseppe Siviglia, ha creato una comprensibile reazione che va oltre la scontata polemica politica. «Non bisogna dare più visibilità agli uomini di Cosa nostra che hanno martoriato il territorio, bloccandone lo sviluppo e portando dolore e morte», ha detto Nicola Di Matteo, fratello di Giuseppe, martire della ferocia mafiosa ad appena quattordici anni. «Su questi personaggi – ha aggiunto – deve calare l’oblio, il silenzio. Non devono avere più alcuna possibilità di potere parlare. Brusca non si è mai mostrato veramente pentito per tutto il male compiuto in quegli anni. Dare a lui una ribalta è solo un grave errore che porta in noi che abbiamo sofferto altro dolore».
«Capisco i familiari delle vittime – ha risposto il sindaco Siviglia –. Ma il libro, a mio giudizio, ha un valore educativo soprattutto per i giovani».
«Mi sembra opportuno valorizzare oggi il suo percorso di collaborazione con la giustizia – così è intervenuta Franca Imbergamo, la magistrata che raccolse le prime dichiarazioni del boss, diventato un collaboratore di giustizia –. Non si può certo definire lineare, come accade in molti percorsi di collaborazione, ma resta uno strumento processuale indispensabile. Ricordiamo che Brusca è stato un personaggio apicale nella struttura militare di Cosa nostra. Il suo racconto può suscitare un comprensibile orrore, e per questo allora mi rifiutai di stringergli la mano. Ma poi ho potuto apprezzare la sua collaborazione e il suo racconto su circostanze controllate in modo obiettivo che hanno dato un grande contributo processuale».
E mentre San Giuseppe Jato vive l’inquietante ombra di un personaggio maledetto e ingombrante, non si è spenta l’eco delle accese discussioni per la proiezione, che non ci sarà, di “Iddu”, il film su Matteo Messina Denaro, nell’unico cinema di Castelvetrano (Trapani), altra zona inquinata dalla presenza di un gigantesco emblema del male. La decisione è stata presa dal titolare della sala, Salvatore Vaccarino, già consigliere comunale e figlio dell’ex sindaco Antonio, che con “la primula rossa” avviò un rapporto epistolare tramite nomi in codice, collaborando con i servizi segreti a caccia del super latitante. Un episodio controverso. «Io un film su Messina Denaro non l’avrei mai fatto – ha spiegato Vaccarino – perché credo sia un uomo da dimenticare». Su entrambe le questioni è intervenuto il presidente della commissione Antimafia regionale, Antonello Cracolici. «Per quanto riguarda la presentazione del libro su Giovanni Brusca a San Giuseppe Jato, sarebbe stata necessaria una maggiore prudenza da parte del sindaco – ha detto –. È evidente che anche la reazione dei parenti delle vittime testimonia che forse occorreva una capacità di ascolto e prevenzione delle possibili polemiche». E su Messina Denaro: «Faremo di tutto perché anche a Castelvetrano, al di là della qualità della pellicola che ognuno poi giudicherà, si possa vedere quel film».

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