"Serve un nome forte,
saggio e prudente, capace di guardare a tutto il Paese. Vicino
ai giovani, alla gente e ai poveri". Si può "pensare anche a un
rappresentante della società civile". E comunque "no a giochi e
scambi politici contro il bene comune del Paese". Sono le
indicazioni che monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di
Campobasso e presidente della Commissione Cei per i problemi
sociali e il lavoro, dà in un'intervista a Radio Vaticana
sull'elezione del nuovo capo dello Stato. Alla domanda se il
voto per il Quirinale non rischi di essere una questione privata
per i professionisti della politica, attraverso giochi e scambi
parlamentari, Bregantini risponde che "un pò sono inevitabili,
perché i partiti sono la prima mediazione che rappresenta la
nostra gente per questa scelta così delicata". "Io mi auguro -
prosegue - che sottotraccia emerga, invece, un nome qualificato.
Anche l'attenzione ad essere cauti, evitando l'errore dell'altra
volta, di esporre in maniera immediata nomi che poi sono stati
bruciati".
"Il primo grande interesse che noi abbiamo - sottolinea
ancora Bregantini - è l'interesse di tutti, il bene comune. In
particolare, io darei tre priorità a questo ipotetico nome che
mi auguro che sia un nome gradito, che venga individuato con
discernimento. Prima di tutto, che ascolti molto i giovani e che
quindi sia attento alle loro precarietà; secondo, che sappia
essere profondamente attento e molto vicino alla gente, e quindi
anche umile, sereno, magari con costi ancora minori al
Quirinale, con attenzione, in fondo, ai bisogni profondi e
grandi della gente, che visiti molto le periferie della nostra
Italia, si informi, prenda atto dal vivo delle situazioni
particolari". E, terzo, "le alleanze mondiali le faccia con il
cuore di Papa Francesco, cioè con il cuore delle periferie. Cioè
non solo le solite, consuete, grandi Nazioni, ma l'Italia sappia
intrecciare rapporti in particolare con il Nord Africa".