undefined - Fotogramma Bergamo
Il pericolo non è solo quello delle “carceri colabrodo”, in cui entra di tutto. Il nodo è quello dei messaggi lanciati da dietro le sbarre in un clima a metà tra goliardia e senso di impunità. Il caso è quello (in aumento) di video o foto da conservare sul proprio smartphone e condividere eventualmente con i propri amici e follower sui propri profili social, raccontando ciò che succede dall’interno di un carcere, dove dei cellulari non dovrebbe esserci la minima traccia. Episodi del genere sono accaduti recentemente in due carceri napoletane, lasciando non pochi interrogativi sulla ragione di queste sfide (o avvertimenti?) al regime carcerario.
L’ultimo è stato segnalato nel fine settimana scorso all’interno del penitenziario di Poggioreale. Si tratta di una diretta social nel corso della quale i tre detenuti protagonisti non si mostrano in volto. Uno di loro intona una canzone, mentre dall’altra parte dello schermo fioccano messaggi che auspicano una imminente scarcerazione. Il fatto è stato denunciato dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Francesco Emilio Borrelli. «Abbiamo girato le immagini alle autorità competenti per risalire all’identità dell’autore della diretta», ha dichiarato Borrelli, che poi ha aggiunto: «Non è la prima volta che accade, ma ritengo assolutamente inaccettabile l'arroganza criminale e la sfrontatezza di chi, invece di meditare sui crimini commessi e sulla necessità di riabilitazione, ritiene di poter fare dirette social dalla cella. Come se nulla fosse, nella certezza di impunità e in spregio di ogni regola».
Due settimane fa, un caso analogo aveva creato ancora più scalpore. Era stato sempre il deputato di Avs a denunciare un altro affronto all’ordinamento penitenziario avvenuto nello stesso carcere. In un video diffuso sui social, altri detenuti erano apparsi intenti a mangiare un gelato, mentre affermavano di essere in procinto di fumare della cannabis, che non avevano esitato a mostrare. In seguito, la polizia penitenziaria aveva perquisito la cella e sequestrato la sostanza mostrata nel filmato. In quell’occasione, il segretario del Spp (Sindacato polizia penitenziaria), Aldo Di Giacomo, aveva parlato di «ultimo episodio di una lunga serie. Sui social – aveva affermato Di Giacomo – c’è un’ampia possibilità di scegliere cosa vedere, secondo vere e proprie sezioni di scelta, tra “carcerati che fanno i TikTok”, “Video dei carcerati”, “Detenuti in carcere fanno video” e persino “Diretta dal carcere”».
Il segretario del Spp ha successivamente ricordato «i detenuti neomelodici che da Poggioreale hanno girato e trasmesso un video musicale, i video su TikTok realizzati dal capoclan pugliese agli arresti domiciliari che ha ostentato ingenti quantitativi di denaro in contanti, il “noto” videoclip del rapper Baby Gang girato nel carcere di San Vittore, per fermarci solamente ai casi più conosciuti di spettacoli offerti al pubblico».
Nei giorni scorsi, la Dda di Napoli ha aperto un’inchiesta su un video fatto circolare da persone vicine al quindicenne detenuto nel carcere minorile di Nisida per aver aperto il fuoco, a fine maggio scorso, contro una gelateria del Napoletano, ferendo al volto una bambina di 10 anni mentre era intenta a mangiare un gelato. Il filmato, dal titolo “Sempre col sorriso”, è stato girato nel corso di un colloquio con i familiari. Anche questa, proprio come quelle partite da Poggioreale, è stata interpretata dalla polizia penitenziaria come una manifestazione di forza rivolta ai propri cari, agli amici e alla società che li aspetta al di fuori del carcere.