È auspicabile una «risposta rapida» nei confronti della crisi libica perché la «situazione è grave», ma «qualsiasi intervento armato deve avvenire nel quadro del diritto internazionale ». Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intrattenendosi con i giornalisti a conclusione del vertice italo- vaticano in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi. Per la Santa Sede, è stato chiarito nel corso del vertice, la guerra deve essere sempre l’ultima ratio e comunque non è moralmente lecito intervenire militarmente senza un mandato nelle Nazioni Unite. Parolin con i cronisti ha sottolineato «l’importanza di rilanciare una iniziativa diplomatica e che qualsiasi intervento di tipo armato sia sempre fatto secondo le norme della legalità internazionale e quindi che ci sia una iniziativa dell’Onu». E a chi gli ha fatto notare che ormai l’Is è a 300 chilometri dalle nostre coste il porporato ha risposto: «C’è una minaccia, la situazione e grave ed esige una risposta concorde della Comunità internazionale, una risposta rapida, la più rapida possibile». Riguardo alla sicurezza della Città del Vaticano Parolin ha spiegato che il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha riferito che non ci sono al momento «minacce specifiche» e «ci siamo chiesti – ha proseguito – senza forse poter dare una risposta se queste minacce siano più mediatiche» che reali, tenendo conto che «certamente da parte dell’Isis c’è una guerra mediatica». «Però questo non significa – ha aggiunto il Segretario di Stato – che non si debba essere attenti, vigilanti senza cadere in allarmismi inopportuni». Da parte sua uscendo da Palazzo Borromeo alla fine del vertice il ministro dell’Interno ha confermato che l livello di sicurezza a protezione del Vaticano «era già elevatissimo, e così rimane». L’Italia e la Città del Vaticano quindi, avrebbe spiegato Alfano, non è al centro di minacce specifiche, anche se l’allerta e l’attività di monitoraggio sono e rimarranno altissime. Nel vertice si è parlato anche dell’Operazione Triton. A questo riguardo Parolin ha sottolineato «l’attenzione del Papa e della Chiesa per una accoglienza» e che questo tema è «molto recepito da parte del governo». Il porporato ha riferito che nel corso dei colloqui è stata evocata la proposta fatta di lasciare i barconi in mezzo al mare, è a questo proposito è stato detto dalla parte italiana che è «un dovere di carità, ma anche di giustizia» accogliere. Il cardinale ha anche parlato con commozione dei copti uccisi dall’Is mentre pronunciavano il nome di Gesù: «Vorrei dire che il Signore ci dia la grazia di morire allo stesso modo». È un fatto che «fa paura», ha proseguito il porporato, «ma è una testimonianza sublime» che «questi martiri hanno dato al nome del Signore». Il 'portavoce' vaticano padre Federico Lombardi da parte sua ha aggiunto che nel corso dei colloqui sulle questioni di politica estera è intervenuto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha spiegato la posizione dell’Italia per un’azione concordata in Libia, e anche la presidente della Camera Laura Boldrini che è intervenuta sul tema dell’accoglienza per i rifugiati. Il tradizionale vertice in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario dei Patti Lateranensi è stato ospitato nella splendida cornice di Palazzo Borromeo, residenza della rappresentanza italiana presso la Santa Sede. Ospiti dell’ambasciatore Francesco Maria Greco vi hanno partecipato le più altre cariche istituzionali e governative italiane (il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i presidenti dei due rami del Parlamento Pietro Grasso e Laura Boldrini, il presidente della Corte Costituzionale Alessandro Criscuolo, il premier Matteo Renzi con i ministri Gentiloni, Alfano, Pinotti, Boschi, Franceschini, Giannini e Madia), quelli della Santa Sede (Parolin, il Sostituto Angelo Becciu e il 'ministro degli esteri' vaticano Paul R. Gallagher) e quelli della Chiesa italiana (il cardinale di Genova Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e il segretario generale, il vescovo di Cassano all’Jonio Nunzio Galantino).