«I nostri figli non sono un’eccezione, una deroga nell’organizzazione della scuola». Stanchi di dover chiedere come un favore ciò che spetta loro di diritto, i genitori dei bambini disabili dell’istituto comprensivo “Ignoto Militi” di Saronno, in provincia di Varese, hanno scritto al direttore generale dell’Ufficio scolastico della Regione Lombardia, Augusta Celada, per denunciare che le risorse a favore dei propri figli sono «assolutamente insufficienti in termini di ore e personale, in netto contrasto con l’attuale normativa italiana e internazionale, nonché con l’orientamento della giurisprudenza ordinaria, amministrativa e costituzionale».
A due mesi dall’avvio del nuovo anno scolastico, il grido di dolore di questi genitori è condiviso da migliaia di altre famiglie di tutta Italia, che si trovano nella medesima situazione. Secondo l’Istat, ogni anno almeno il 10% delle famiglie dei 268mila alunni disabili è costretto a ricorrere ai tribunali per vedersi riconosciuto il monte ore di sostegno di cui avrebbero diritto. Il problema è la carenza di insegnanti di sostegno specializzati, tanto che, sempre stando a dati Istat, il 37% dei docenti incaricati non ha una formazione specifica sul sostegno.
Complessivamente, per l’anno scolastico 2020-2021 i posti di sostegno nelle scuole statali sono stati 101.170, mentre 51.351 sono stati i posti di sostegno “in deroga”, cioè supplenze fino al 30 giugno. Proprio per far diminuire il numero di docenti di sostegno precari, la presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera, Vittoria Casa (M5s), ha presentato un emendamento al decreto Sostegni bis, che prevede l’immissione in ruolo di tutti coloro in possesso di un titolo di specializzazione sul sostegno, attraverso procedure semplificate. Secondo le stime degli uffici di Montecitorio, sono più di 10mila gli insegnanti ancora nel “limbo” che potrebbero invece contribuire a stabilizzare e rendere più efficace l’integrazione degli alunni disabili.
«Sappiamo dall’Istat che lo scorso anno la Dad ha escluso sostanzialmente uno studente disabile su quattro – ricorda la presidente Casa –. Iniziare l’anno scolastico con docenti di sostegno formati significherebbe dare una risposta a queste ragazze e ragazzi, valorizzarne al massimo le capacità, svilupparne i potenziali di crescita e favorirne una vera inclusione. Quello verso i soggetti fragili e le persone con disabilità è un impegno prioritario che il governo ha più volte ribadito in Aula. Un impegno che mi aspetto venga mantenuto con l’approvazione dell’emendamento e la celere immissione in ruolo dei docenti specializzati», conclude Vittoria Casa.
In pressing sul governo anche il sindacato, che ricorda le «112mila cattedre vacanti», non soltanto di sostegno, ancora da assegnare. «Sarebbe una beffa se la scuola non riuscisse a ripartire in autunno – ha ammonito il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, intervenuto ieri a Trento alla giornata conclusiva del Consiglio generale della Cisl Scuola – e per questo occorre in primo luogo stabilizzare l’enorme fascia di precariato di insegnanti e di personale Ata e avviare subito un massiccio piano di assunzioni che rimetta in linea con le esigenze di stabilità e continuità didattica, anche per le attività di sostegno, facendo fronte efficacemente al fabbisogno, evitando che vi siano ancora “classi pollaio” e favorendo al massimo l’inclusione».
Un “tavolo tecnico” sulla disabilità è stato quindi proposto dalla Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap che, nei giorni scorsi, ha incontrato i sindacati della scuola. Primo obiettivo: stabilizzare gli organici attraverso la trasformazione dell’organico di fatto in cattedre in organico di diritto.