Si intensifica il pressing francese sull’Italia per l’affaire Lorenzo Bini Smaghi, il membro italiano del comitato esecutivo della Banca centrale europea, del quale sono attese le dimissioni «al più presto possibile» in concomitanza con l’arrivo a Francoforte del nuovo presidente Mario Draghi.La Francia preme sul presidente del Consiglio Berlusconi, che a sua volta tiene il fiato sul collo dell’economista fiorentino. Lo ha fatto ancora ieri appellandosi al suo «senso dello Stato». Alla richiesta si sono unite anche le opposizioni, non senza rimarcare la difficoltà dell’esecutivo nel gestire tutta la vicenda, a riprova, dicono, della nostra debolezza in Europa. L’interessato - a riprova della delicatezza di tutti i passaggi che nei giorni scorsi hanno coinvolto le istituzioni monetarie italiane ed europee - è stato ricevuto nel pomeriggio di ieri al Quirinale. Come ha reso noto in serata una stringata nota della presidenza della Repubblica. Che successivamente, a riprova della delicatezza dei rapporti istituzionali con l’autorità monetaria europea, interviene «a seguito di alcune indiscrezioni giornalistiche» a precisare «che nell’odierno incontro, dal carattere riservato e personale, non è stato esercitato alcun pressing nei confronti del dottor Bini Smaghi».Si tratta comunque di un ulteriore tassello in quel lavoro di intarsio che Colle, Bankitalia e Palazzo Chigi hanno portato avanti nei mesi scorsi, quando c’era da scegliere il successore di Draghi a Palazzo Koch. Come noto, il braccio di ferro è stato lunghissimo e logorante e alla fine è stato promosso a sorpresa il vicedirettore generale Ignazio Visco. Al palo sono rimasti l’uomo di Draghi, il direttore generale di via Nazionale Fabrizio Saccomanni e il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, sponsorizzato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti e dal leader della Lega Umberto Bossi. Un domino che coinvolge pedine fondamentali. Il problema è che i
grand commis delle autorità monetarie nazionali e sovranazionali sono formalmente indipendenti dal potere politico. E un passo indietro non può essere chiesto sulla base di meccanismi automatici, bensì per ragioni di opportunità. Il mandato scade, infatti, nel 2013 ed è irrevocabile. Naturalmente conta anche l’offerta di contropartite all’altezza del ruolo precedentemente svolto. Tramontata l’ipotesi Bankitalia, a Bini Smaghi sarebbe stata offerta, a quanto si dice, la guida dell’Antitrust. Berlusconi, comunque aveva detto di sperare nella
moral suasion di Napolitano nei confronti di Bini Smaghi. «Speriamo bene», ha sibilato a chi gli chiedeva un commento sull’incontro al Colle.Tutti i principali attori della politica nazionale e continentale sono, dunque, impegnati a evitare crisi diplomatiche dagli effetti potenzialmente devastanti in casa europea, soprattutto in un momento teso come questo. Ma l’irritazione transalpina traspare dal termometro della stampa e da risentite intimazioni che trapelano dalla diplomazia. «Ci sembrerebbe normale che la Francia fosse rappresentata nel board della Bce. È anormale che l’Italia abbia due rappresentanti e la Francia nessuno», i conti che vengono fatti al Quai d’Orsay, il ministero degli Esteri di Parigi. Da dove si liquida la faccenda come un problema non italo-francese, ma italo-italiano. E dove si spera che la staffetta tra un italiano e un francese venga rispettata non solo al piano alto - dove Jean Claude Trichet ha lasciato il posto a Draghi - ma anche nel board. «Noi consideriamo che quello concluso tra il presidente Berlusconi, e il presidente Sarkozy sia un "gentlemen’s agreement" e speriamo che venga rispettato», hanno affermato le fonti, aggiungendo: «Su questo siamo assolutamente fiduciosi, speriamo che la situazione possa risolversi entro la fine del week-end o in ogni caso al più presto possibile».L’impegno di liberare il posto assunto con la Francia viene ribadito ancora una vota dal premier Silvio Berlusconi, che ricorda come esso fosse alla base della scelta dell’italiano Draghi al vertice della Bce. «Vuole la logica che sia così», dice Berlusconi. «Per questo confido nel senso dello Stato e del dovere di responsabilità che certo non mancano al dottor Bini Smaghi, perché questa situazione spiacevole che si è creata e della quale il governo non ha alcuna responsabilità, si sblocchi al più presto», ha affermato nel corso della "Telefonata di Maurizio Belpietro" su
Canale 5. La posta in palio, sottolinea il premier, è molto alta. «Il problema è che qualcuno possa pensare di comportarsi contro gli interessi del proprio paese, in questo modo causando uno spiacevole incidente con un paese amico».