Stefano Lepri, deputato del Pd
La famiglia va tutelata al di là del colore politico e per la realizzazione dell’assegno unico per i figli a carico il Pd registra «una convergenza importante della nostra mozione con quella di maggioranza Lega-M5s. Una convergenza che potrebbe essere foriera di una intesa parlamentare». Stefano Lepri, deputato del Pd da anni impegnato sulle politiche familiari, guarda con interesse al voto di oggi sulle mozioni per il sostegno per i figli a carico.
Il Pd potrebbe votare con la maggioranza?
La mozione del Pd e quella di maggioranza Lega-5stelle prevedono al primo punto, entrambe, un impegno per razionalizzare le spese che per i figli a carico con la realizzazione dell’'assegno unico'.
Quindi potrebbe arrivare un testo condiviso?
La mozione Lega-5s parla di un aiuto economico unico. Noi parliamo di assegno unico e di dote unica per servizi. Quindi, almeno nell’intendimento, la prima parte è identica. La loro mozione va nel senso della nostra proposta della scorsa legislatura, che abbiamo ripresentato a luglio. Il Pd è pronto a collaborare con la maggioranza per costruire un percorso che porti all’asegno unico: su un nostro testo o su un testo diverso o su un testo unitario, è secondario. Per noi è una priorità e siamo disposti a collaborare andando oltre l’idea di maggioranza e minoranza.
Anche Forza Italia concorda?
Forza Italia è per potenziare le tante misure esistenti.
Cosa si intende per razionalizzare le spese?
Oggi ci sono 10-12 misure, e almeno 10 andrebbero assorbite dall’assegno unico, dalla dote unica per servizi. Ci sono assegni familiari, gli assegni per il terzo e quarto figlio, le detrazioni per i figli a carico, il bonus bebè il bonus mamma.
Si tratta di semplificare.
Di fatto cambiano almeno tre cose. Intanto tutto è più semplice, perché passando da 10 a 2 misure la gente capisce il senso dell’importo di cui si parla. Sommando i benefici e aggiungendo altre risorse si dovrebbe avere un unico importo di valore significativo.
Quanto?
La nostra proposta arriva fino a 240 euro al mese.
Lei parlava di tre cose...
La seconda caratteristica è l’equità, perché oggi ci sono milioni di italiani che non prendono né gli assegni familiari – perché non sono lavoratori dipendenti – né le detrazioni per figli a carico, perché sono incapienti e quindi non possono detrarre. Se l’assegno viene dato a tutti a prescindere dalla condizione lavorativa e reddituale, c’è un meccanismo di equità per cui non si taglia fuori nessuno. La terza cosa è la continuità dell’assegno: nella proposta del Pd viene assicurata dal settimo mese di gravidanza fino al raggiungimento della maggiore età, a prescindere dalla condizione reddituale o di stato civile, dove c’è uno o più figli a carico.
Nessuna soglia di reddito?
A meno che non sia molto alto. L’assegno unico non lo abbiamo inventato noi, lo stanno applicando da decenni in Gran Bretagna e in Germania e recentemente anche in Canada. Noi lo abbiamo tarato sul caso italiano.
La proposta è a costo zero?
No, servono più soldi. Noi oggi spendiamo circa 19- 20 miliardi per le dieci misure. Ce ne vogliono quasi altri 10 ( 9,6 nel nostro testo) una riforma fatta bene.
Ne parlerete col ministro Fontana?
Siamo disposti a un confronto.