Il vicepremier Antonio Tajani con Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici della Commissione Ue - Ansa
Antonio Tajani passa da una telefonata all’altra e, parlando del Recovery Plan, ripete sempre una parola: riorientare. «Tutti i Paesi dell'Unione Europea hanno lo stesso problema, perché il Piano per la Ripresa è stato scritto quando era ancora in corso la crisi legata alla pandemia e gli effetti non si conoscevano ancora. Non si sapeva che ci sarebbe stata nuova crisi provocata dalla guerra in Ucraina…».
Tajani: bisogna riorientare i progetti
Una pausa leggera e davanti alle telecamere del Tg1 rilancia la linea: «Quindi bisogna riorientare alcuni progetti. Bisogna trattare, discutere e utilizzare nel modo migliore i fondi messi a disposizione».
È una partita complessa e non c’è tempo. L’Europa non nasconde le crescenti preoccupazioni. Per i conti dei singoli Stati. E per il quadro globale. Ora, poi, la crisi della Germania ha reso tutto più complicato. Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici della Commissione Ue è netto: «Se la Germania non cresce non è una buona notizia per l’Europa». Nulla di più vero. E l’economista tedesco Daniel Gros conferma: la recessione tedesca avrà contraccolpi anche in Italia. La tensione sale. Giorgia Meloni sente ogni giorno Raffaele Fitto, il ministro per gli Affari europei. Vuole capire nel dettaglio i tempi reali sulla terza rata del Pnrr. Sono ore dove tutti sentono tutti e intanto Tajani ancora una volta rassicura: «Lo sblocco sarà a breve. Dipende da Bruxelles. Credo si sia fatto un buon lavoro da parte del governo».
Si aspetta di capire ma intanto in Italia la tensione sale. Sulla revisione del Pnrr e sugli eventuali tagli va in scena un pericoloso scontro sotterraneo nel governo: da una parte Fitto incaricato di mettere ordine tra i progetti dei vari dicasteri e dall’altra chi di tagli non vuole sentire parlare.
Raffaele Fitto, ministro degli Affari Europei, Politiche di Coesione e Pnrr - Ansa
Schlein: il governo venga a riferire sulle modifiche
Parallelamente gli affondi dell’opposizione contro il governo si fanno sempre più aspri. Elly Schlein si fa sentire: il governo venga a riferire sulle modifiche. Il suo capo dei senatori Boccia insiste: «Meloni ha vinto le elezioni promettendo una revisione del Pnrr. Sono passati sette mesi, la nuova governance voluta da Fitto non ha prodotto alcuna svolta e Bruxelles attende ancora di conoscere le nostre intenzioni sulla riforma del Piano. Non solo: l'Italia è l'unico Paese che non ha ancora comunicato alla Commissione la cifra esatta di prestiti per il RePowerEu di cui intende usufruire. E questa incognita si riflette già sugli obiettivi di giugno, che valgono 16 miliardi, e che il governo ha ammesso che non sarà in grado di conseguire. L'Italia di Meloni ha già dilapidato il patrimonio di credibilità costruito a Bruxelles nel recente passato». Tocca a Berlusconi gettare acqua sul fuoco: sul Pnrr, bisogna continuare a lavorare per utilizzare al meglio le risorse del nuovo piano Marshall che l'Europa ci ha offerto. «Con il passare del tempo alcuni aggiustamenti si sono resi necessari, ma non vedo problemi difficili da superare». Poi riparla anche Fitto. Spiega che il termine per la revisione del Pnrr scade il 31 agosto e assicura: «Non siamo in ritardo, solo 4 Paesi su 27 hanno presentato le modifiche. Siamo nei termini, bisogna fare velocemente ma non in fretta, che è pericoloso. Rischiamo di fare scelte che rischiano portarci, in una fase successiva, a una conclusione non positiva del programma». Un messaggio al suo governo e all'opposizione. Arricchito da una nuova bacchettata: vedo un dibattito isterico e privo di analisi, serve serietà.
De Gennaro (Gdf): controlleremo la corretta destinazione dei fondi
C'è la partita politica legata a doppio filo con quella economica. Il Rapporto 2023 sulla stabilizzazione della finanza pubblica, presentato appena presentato dalla Corte dei Conti, evidenzia la fondamentale importanza del Pnrr per una buona ripresa della crescita italiana nei prossimi anni. Dal piano dipendono infatti due terzi della crescita italiana giacché senza gli interventi previsti, si prevede un aumento limitato a un modesto 0,4% (da una previsione dell’1,2%), solo leggermente superiore al tasso medio annuo del periodo pre-pandemico. Poi il presidente dell’Abi Antonio Patuelli: «C'è bisogno di un'operazione di semplificazione normativa colossale e di grande urgenza, senza la quale chiunque gestisca il Pnrr e i fondi regionali chiaramente è rallentato». E anche il comandante generale della Guardia di Finanza De Gennaro: «Faremo, se e quando sarà necessario, attività di carattere repressivo a tutela di una corretta destinazione dei fondi, ma subito ci siamo resi disponibili con le autorità di governo anche per collaborare ad una attività preventiva rispetto alla corresponsione dei fondi».