La targa in memoria del ragazzo del Mali, annegato nel mar Mediterraneo e nella cui giacca si era cucito la sua pagella scolastica. Foto della pagina Facebook de Il Giardino dei Giusti del Comprensivo "B. Lanino" di Vercelli
Entrando nelle scuole superiori di Vercelli ragazze, ragazzi e insegnanti dovranno fare attenzione a non inciampare in una piccola lastra a ricordo un loro coetaneo nato in Mali e annegato nelle acque del Mediterraneo a 14 anni, il 18 aprile 2015, in uno dei più spaventosi naufragi avvenuti nel mar Mediterraneo dalla seconda guerra mondiale, dove morirono annegati nel canale di Sicilia oltre mille esseri umani che cercavano di raggiungere il nostro Paese.
Nessuno conosce il suo nome, ma Cristina Cattaneo, medico legale che ha raccolto con cura le sue spoglie, nel libro "Naufraghi senza volto" ha rivelato un dettaglio che ha commosso molti. Cucito nel risvolto di una tasca dei suoi abiti ha trovato infatti, ben riposta, la sua pagella piena di buoni voti scritti in arabo e francese. Un documento che dava prova del suo impegno scolastico e che lui ha desiderato portare con sé nella lunga traversata del deserto e del mare, perché probabilmente sognava potesse fargli da lasciapassare nel trovare un lavoro o magari proseguire gli studi.
DARE UN NOME ALLE VITTIME DEL MEDITERRANEO
A Vercelli la cerimonia è avvenuta martedì 12 marzo in occasione della giornata dei Giusti dell'Umanità dopo che tutte le scuole superiori avevano accolto la proposta dell'Istituto Comprensivo "B. Lanino": «Quest'anno siamo felici di aver avuto la collaborazione di tutte le scuole della città, che hanno accolto la nostra proposta di posizionare una pietra d'inciampo dedicata al giovane del Mali morto annegato portando la pagella cucita negli abiti» si legge sulla pagina Facebook dell'istituto Comprensivo "B. Lanino": «È un messaggio importante che testimonia l'apertura al dialogo e all'accoglienza della comunità scolastica di Vercelli».
Già il presidente Mattarella aveva citato la commovente storia dello studente del Mali come monito per le coscienze di tutti: «I giovanissimi attribuiscono alla pagella il valore di un passaporto, di accreditamento per il mondo», sottolineando come lo studio costituisca al tempo stesso «la spinta e lo strumento per l’apertura».
E anche in un liceo della provincia di Salerno nel gennaio 2019 era stato compiuto un gesto analogo di testimonianza civile: Elzida Pepe, preside dello scientifico Mangino di Pagani, insieme ad alcuni insegnanti e a un gruppo di studenti «alla fine di una loro rappresentazione dedicata a esplorare e a mettere in scena l’angoscia dei sopravvissuti, hanno voluto incastonare, nel pavimento della scuola, una targa che ricorda lo sconosciuto ragazzo del Mali annegato con la sua pagella».
Chiedendole ragione di questa scelta, aveva raccontato a Internazionale che «quel segno, ben visibile nel pavimento all'ingresso dell’istituto che dirige, è solo uno dei punti di arrivo di un progetto didattico dedicato ai migranti, frutto di una ricerca che nella scuola dura dal 2015 e ha coinvolto i ragazzi del biennio».
Le pietre d’inciampo dell’artista tedesco Gunter Demnig sono poste all'uscita di una casa in cui la vittima non è potuta tornare, mentre la pietra posta dai ragazzi di Pagani sta sulla soglia di una scuola che forse, se avesse avuto maggiore fortuna, il ragazzo del Mali avrebbe potuto frequentare per completare gli studi a cui teneva tanto.