venerdì 12 luglio 2013
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Non ci stiamo a farci rosolare sulla graticola, a passare per filo-berlusconiani. È il giorno della rabbia dei senatori democratici, dei peones che sostengono il governo, che dicono di «tirare la carretta» e di lavore «per il bene dell’Italia». Stanchi di essere additati dal sindaco di Firenze e da altri (ce l’hanno anche con Gianni Cuperlo) come «quelli che sbagliano sempre, che fanno inciuci, che non capiscono nulla». E stufi di ricevere contumelie via web dalla "base" democratica ferocemente anti-larghe intese. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la vicenda della sospensione dei lavori parlamentari per mezzo pomeriggio, votata anche dal Pd, per consentire la riunione dei deputati e senatori del Pdl sul caso Mediaset-Berlusconi. E delle pesantissime critiche che dai renziani sono cadute sulla testa dei vertici parlamentari democratici. Ora basta, ha pensato il giovane senatore Francesco Russo, lettiano di ferro. Che in brevissimo tempo ha raccolto tra i colleghi (tra questi Vannino Chiti, Giorgio Tonini, Miguel Gotor e Francesca Puglisi) più di 70 firme per mettere in chiaro la situazione. Ovvero: basta farci del male, scontrandoci tra di noi per far vedere chi è più bravo. «Ci piacerebbe – scrivono i Settanta – uno scatto d’orgoglio da parte del Pd, ci piacerebbe che fossero meglio comunicate le nostre ragioni al Paese». Quanto alle larghe intese, aggiungono: «Sapevamo che non stavamo creando un governo con Merkel o Cameron, ma le condizioni di urgenza cui ci richiamava Napolitano qualche settimana fa non sono cambiate». Né serve invocare le elezioni: «È pura demagogia, il porcellum ci restituirebbe un Parlamento ingovernabile». La polemica "epistolare", però, non si ferma qui. Perché 13 deputati renziani hanno scritto una lettera al segretario Epifani e al capogruppo Speranza per lamentarsi del fatto che Matteo Orfini ha dato degli «sciacalli» a chi ha criticato il voto sulla sospensione dei lavori: «Di fronte ai veri e propri insulti rivolti da colleghi Pd ad altri deputati del gruppo, crediamo che sia opportuna una valutazione da parte vostra sulla vicenda, per capire se non siano stati superati i confini minimi della correttezza e della decenza». E a questi 13 hanno risposto cinque deputati vicini a Orfini, rinfacciando loro di aver fatto emergere «il dissenso solo dopo il voto, sulla pelle degli altri colleghi». L’impressione è di un Pd balcanizzato. Lo ammette anche l’ex segretario Bersani, che avverte: «Non è uno spazio politico in cui ognuno corre la sua cavallina. Tutti ma devono stare dentro ad una logica e riconoscersi dentro al Pd, non mettersi davanti alla missione del Pd». Il segretario Epifani spezza una lancia a favore dei Settanta: «Hanno ragione... Lamentano che tutto lo sforzo che fanno nelle aule parlamentari per approvare decreti che migliorano le condizioni del Paese non viene per nulla considerato e invece sono utili a migliorare la condizione di chi vive la crisi». Epifani torna sulla sospensione dei lavori parlamentari che ha scatenato le polemiche: «Abbiamo sventato con forza un tentativo di Aventino parlamentare del centrodestra. Hanno chiesto di fare delle riunioni e le hanno fatte, come sempre nel passato. Oggi il Parlamento ha lavorato a pieno ritmo». Tuttavia dal segretario non mancano le critiche serrate al Pdl: «Ha un atteggiamento schizofrenico e se dovesse cadere il governo dovrebbero spiegarlo al Paese che vive la crisi. La verità è che non sanno cosa fare e generano una situazione di instabilità».
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