La corsa al Quirinale è ufficialmente
cominciata: i partiti, dopo la nota del colle sulle eventuali
dimissioni di Napolitano, hanno cominciato le grandi manovre in
vista della scelta del successore. Partita non facile, visto che
il Parlamento che sarà chiamato a eleggere il nuovo capo dello
Stato è ancora quello che due anni fa si impantanò nello stesso
tentativo.
Il dibattito è dunque
dominato dalla paura di una
riapparizione del fantasma dei 101 che provocò la caduta di
Prodi: il primo obiettivo è quello di evitare un nuovo clamoroso
stallo e Renzi, che non si stanca di sottolineare il ruolo di
garante giocato da Napolitano, è già impegnato a preparare il
terreno per una soluzione positiva. Il suo braccio destro a
Palazzo
Chigi, Graziano Delrio, assicura che nessuno ha in
mente di forzare la mano: il sottosegretario premette che
"Napolitano non ci ha detto né addio né arrivederci e quindi
intanto ce lo teniamo ben stretto", poi aggiunge che "quando
sarà, noi auspichiamo la massima convergenza di tutte le forze
politiche per il successore". Non potrebbe del resto essere
altrimenti, se non si vorrà ripetere il traumatico flop della
candidature di Marini e di Prodi. Forza Italia, ovviamente,
vuole essere della partita. Ma la ministra Maria Elena Boschi fa
capire che il percorso è tutto da costruire, anche perché
l'intesa sul successore di Napolitano non fa parte del patto del
Nazareno: "Il patto riguarda le riforme, non il Colle",
puntualizza. La scelta di Forza Italia è allora di tenere alta
la guardia: e Il Mattinale, la nota del gruppo della Camera,
avanza la richiesta che il prossimo inquilino del Colle "non
venga dalla sinistra", perché "quattro e mezzo di fila sono un
pò troppi per una democrazia".
Non sono pochi quelli che tifano per
un ripensamento: Alfano sostiene che non ci si può privare di
"una persona di tale saggezza e robustezza morale" e anche Marco
Pannella, non dimentico della comunanza di veduta sull'emergenza
carceri, si augura che il presidente abbia "un momento di
follia pannelliana" e non si muova dal Quirinale.
Quanto al futuro inquilino del Colle, nelle dichiarazioni
ufficiali prevale la prudenza. Alfano non intende avanzare
proposte, mentre Nichi Vendola dice di "trovare singolare che
si possa aprire un dibattito su cosa accadrà e su quando
accadrà".
La presidente della Camera Laura Boldrini, invece,
una proposta la avanza: "Il Paese è maturo per avere
un
presidente donna" dice ponendo così sul tappeto la questione
quote rosa per il Quirinale.
Al di là delle dichiarazioni, in tutti i partiti è già
partita la caccia al candidato ideale. A sinistra
c'è chi spera
in un ripescaggio di Romano Prodi (che intervistato dal Corriere della Sera precisa subito di non essere interessato), da far eleggere con i voti
del Pd e del M5s; in Forza Italia il candidato ideale sarebbe
Gianni Letta, ma visti i numeri in Parlamento c'è chi non
vedrebbe male Giuliano Amato. I
grillini riproporranno le
"Quirinarie", che l'altra volta avevano portato all'indicazione
di Stefano Rodotà, questa volta vedremo. Tra le donne i nomi
che circolano sono quelli dell'attuale ministro della Difesa
Roberta Pinotti, alla quale si aggiungono
Emma Bonino e
Anna
Finocchiaro, con l'outsider
Marta Cartabia, giudice della Corte
Costituzionale.
Walter Veltroni, da qualche tempo lontano dalla
scena politica, potrebbe puntare a farsi sponsorizzare da
Renzi, come del resto anche
Piero Fassino.