Archivio Siciliani
Diamo conto della lettera di saluto all’Unione nazionale delle Associazioni di immigrazione ed emigrazione (Unaie) e all’Associazione trentini nel mondo che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di papa Francesco, ha indirizzato alle due organizzazioni il 21 marzo 2019 per il tramite del giornalista trentino GianAngelo Pistoia.
Sono lieto di indirizzare questo saluto a due organizzazioni che intendono accompagnare i concittadini italiani che emigrano e aiutarli a integrarsi all’estero, senza perdere i loro legami con la terra e la comunità d’origine. L’Unaie, altrettanto opportunamente, si adopera per l’integrazione degli immigrati in Italia, Paese segnato profondamente dall’emigrazione, non solo nel passato, ma, forse con altre modalità, anche al presente.
Tale realtà ha disegnato il mondo da millenni e anche oggi nessuna nazione può dirsi estranea a questi movimenti di persone. Le
odierne rapide trasformazioni sociali, frutto della globalizzazione, e i profondi cambiamenti antropologici provocati dal rapido evolversi della scienza e della tecnologia, rendono inevitabile confrontarsi con una crescente interazione di persone e di culture. È una ricchezza che occorre saper guidare con prudenza e saggezza, e – come l’Unaie si propone di fare – «in base ai valori di libertà e delle autonomie istituzionali e amministrative secondo criteri di sussidiarietà, di sviluppo e di realizzazione di grandi interessi
comuni, di solidarietà, di giustizia, di pace sociale e internazionale».
Si tratta di un metodo di lavoro e di una visione di ampio orizzonte, l’unico che può consentire di non cedere alle paure e alla confusione, purtroppo frequentemente esacerbate da altri elementi che nulla hanno a che fare con una conoscenza oggettiva delle situazioni concrete. Sono atteggiamenti che, amplificati da taluni mezzi di comunicazione, suscitano timori e chiusure, con posizioni di esclusione e di scarto di chi cerca invece protezione, sicurezza o, solamente, nuove prospettive di vita.
Il primo diritto riguardante la migrazione è quello di non essere costretti a emigrare, ma di rimanere nel proprio Paese in condizioni di pace, di sicurezza e di sviluppo. Non si sottolineerà mai abbastanza che occorre lavorare con urgenza sulle cause degli spostamenti di persone, molteplici, ma in massima parte ascrivibili a comportamenti umani e, quindi, risolvibili. Contemporaneamente, trattandosi di una questione globale, essa va affrontata e assunta a livello globale, con la partecipazione
responsabile e solidale di tutti gli attori della comunità internazionale.
La Chiesa non manca di fare la sua parte, in tutti i Paesi e in modo molto concreto, anche a fianco delle Autorità civili, affinché, senza trascurare la popolazione locale e certamente considerando le possibilità e le capacità del tessuto economico, politico e sociale di integrare i nuovi arrivati, si possano valutare in modo sereno e sostenibile le modalità di inserimento e le politiche da adottare.
Invoco la benedizione del Signore sui migranti che assistete, come su quanti si adoperano per accompagnarli con impegno e
competenza. Vi incoraggio a proseguire nel vostro impegno e, pur con il necessario approccio realista, a dare volti e nomi a coloro di cui vi occupate, a creare rapporti umani positivi, a contribuire con questo alla costruzione del mondo che, con gli sforzi di oggi, potrà, domani, essere migliore per molti.
cardinale Pietro Parolin
Segretario di Stato di Sua Santità