Si è parlato anche di unioni civili nel tradizionale ricevimento all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in occasione dell’anniversario dei Patti Lateranensi. O meglio il tema è stato solo «evocato», come ha detto ai giornalisti il cardinale Pietro Parolin. Evocato nel senso che «non si è entrati direttamente nella discussione del tema», ha spiegato segretario di Stato vaticano. «Le posizioni sono già chiare anche se non è molto chiaro che cosa succederà domani (oggi per chi legge,
ndr)». Chiarissima, invece, la posizione del cardinale, quando gli hanno chiesto come giudica lo stralcio della
stepchild adoption: «Mi pare che sia l’ipotesi corretta». Tuttavia, ha proseguito, «bisogna evitare allo stesso tempo che ci siano altri grimaldelli, al di là del riferimento diretto. Perché in questo caso si potrebbe trovare con le sentenze il modo di aggirare il nodo legislativo». Il punto di riferimento «fondamentale», secondo Parolin, rimane dunque il rispetto della sentenza 138 del 2010 della Corte Costituzionale che chiede una legge che non equipari le unioni civili al matrimonio. Anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, uscendo dai colloqui bilaterali, ha affrontato il tema. Ma ha fatto riferimento più alla Cei che al Vaticano. «Le posizioni sulle unioni civili tra il governo e la Conferenza Episcopale Italiana – ha detto il premier – non coincidono su molti aspetti. Ma è corretto che la Cei abbia la propria linea. Il governo – ha aggiunto – lavora a un progetto che conoscete sul quale rispettiamo l’opinione diversa della Cei. Credo che la franchezza, la stima, oserei dire la parresia, la capacità di parlarsi in modo chiaro non sia mancata, ma non è stato il clou del nostro incontro», ha concluso Renzi sull’argomento. Unioni civili a parte, sono stati diversi, infatti, i temi del bilaterale svoltosi in un clima definito «sereno», cui ha presenziato, per parte italiana, il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Italia e Santa Sede hanno concordato «sull’importanza di arrivare a un cessate il fuoco in Siria», ha sottolineato Renzi. Il quale ha anche riferito di aver «espresso la gratitudine del governo italiano per il ruolo politico della Santa Sede e per quello del Papa, penso per esempio a Cuba, che grazie alla sua visionaria lucidità ha permesso il disgelo». Nel corso dei colloqui, come hanno riferito diverse fonti, tra le quali il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, si è parlato anche di temi internazionali: convergenza su Medio Oriente, Libia e persecuzione dei cristiani, oltre che sull’immigrazione con il Vaticano che ha riconosciuto il ruolo umanitario svolto dall’Italia e la parte italiana che ha dato atto dell’opera delle parrocchie per far fronte all’emergenza. Questioni interne: Giubileo, occupazione (sottolineato il divario tra nord e sud), scuole paritarie (con la richiesta di sgravi fiscali per le scuole paritarie in relazione ad interventi volti ad eliminare le barriere architettoniche), gioco d’azzardo e famiglia come fattore di coesione della società e soggetto di educazione. E infine bilaterali, come la ratifica della convenzione fiscale e la riforma dell’assistenza religiosa delle forze armate. Proprio in relazione al tema dei cappellani militari si spiega la presenza, per la prima volta nella delegazione vaticana, di un laico, Giuseppe Dalla Torre, membro della Commissione paritetica che sta studiando la questione. Agli incontri hanno preso parte, tra gli altri, il presidente del Senato Pietro Grasso, i ministri Paolo Gentiloni (Esteri) e Angelino Alfano (Interno); e per parte vaticana il sostituto delle segretaria di Stato, Angelo Becciu, il segretario per i rapporti con gli Stati, Paul Richard Gallagher, il nunzio in Italia, Adriano Bernardini. Presenti anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, e il segretario generale, Nunzio Galantino, e diversi cardinali della Curia romana. Tutti ospiti dell’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Daniele Mancini.