Arriva a sentenza definitiva una vicenda che risale al 2010 e riguarda le imposte comunali dal 2004 al 2009. Già nel 2015, altri due istituti cattolici erano stati costretti a sborsare più di 400mila euro. Nella foto il palazzo della Corte di Cassazione (Ansa)
L’ultima parola, quella della Corte di Cassazione, ha confermato, nei giorni scorsi, che due scuole dell’infanzia paritarie di Livorno – gestite dalla Congregazione delle sorelle dei poveri di Santa Caterina da Siena e dall’Istituto delle suore Trinitarie – dovranno pagare l’Ici non versata per il periodo d’imposta che va dal 2004 al 2009.
Con questa decisione, la Cassazione ha ribaltato la sentenza della Commissione tributaria regionale – che aveva stabilito che le due scuole dovevano essere esentate dal pagamento dell’Ici – contro cui aveva presentato ricorso il Comune di Livorno, amministrato dal M5s. Secondo la Suprema Corte, l’esenzione si configurerebbe come aiuto di Stato e falserebbe la libera concorrenza.
La vicenda era iniziata nel 2010 quando la giunta aveva ancora i colori del Pd. Una questione annosa, dunque, andata avanti a colpi di sentenze che molti hanno commentato definendole non certo “giuste”, in quanto le scuole non sono paragonabili a imprese di tipo commerciale e il servizio educativo che svolgono non si pone come fine principale quello del lucro. A fissare i paletti della questione era stata la Commissione Europea il 19 dicembre 2012, con una Decisione che stabiliva come l’esenzione Ici a favore degli enti non commerciali costituisse sì «aiuto di Stato», ma che il recupero delle somme sarebbe stato «assolutamente impossibile» a causa delle difficoltà oggettive indicate dall’Italia. Una decisione annullata dalla Corte di Giustizia Ue nel novembre 2018. Sia la Commissione che la Corte di Giustizia europea avevano in ogni caso confermato la legittimità dell’Imu, introdotta nel 2012, che prevede l’esenzione dell’imposta quando le attività sono svolte in modalità 'non commerciale'. Ora, la nuova sentenza della Cassazione.
Poco importa che senza questi istituti il Comune di Livorno non sarebbe in grado di provvedere all'offerta scolastica per tutti i bambini del territorio e ci sarebbe ancor meno da essere “soddisfatti” se un domani tali scuole, incapaci di pagare somme tanto ingenti, dovessero chiudere, lasciando a casa migliaia di ragazzi e decine di persone senza lavoro.
Uno scenario preoccupante. Tanto che, già nel 2015, quando altre due scuole paritarie erano state condannate a pagare arretrati per più di 400mila euro, il vescovo di Livorno, Simone Giusti, aveva definito quel verdetto una «vittoria di Pirro» per l’amministrazione. E lo è anche quest’ultima, visto che, in ogni caso, le rette sono economiche rispetto al servizio e molte famiglie in difficoltà vengono aiutate dalle suore con agevolazioni sul pagamento, facendo frequentare ugualmente la scuola. Un servizio alle famiglie più bisognose, che, invece, adesso rischia di sparire per sempre.