venerdì 23 agosto 2024
Il pastore sardo, in cella da innocente per 33 anni, ha incontrato Francesco in Santa Marta. Tra i due per anni è andato avanti un rapporto epistolare: «Bellissimo poterlo abbracciare»
Beniamino Zuncheddu insieme a Papa Francesco

Beniamino Zuncheddu insieme a Papa Francesco - VaticanNews

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Era uno dei desideri che voleva avverare, quello d'incontrare il Papa, Beniamino Zuncheddu. E alla fine ce l'ha fatta: «È stato bellissimo». Il pastore sardo in carcere da innocente per trentatré anni alle 10 di stamane, a Santa Marta, ha abbracciato Bergoglio. Lui e Francesco s'erano già incontrati anni fa, quando Beniamino era ancora recluso a Cagliari, in occasione di una visita del pontefice nell'istituto di pena. Zuncheddu era stato selezionato tra i detenuti per leggere il messaggio per il Papa. «Siamo poi rimasti in contatto epistolare. Gli scrivevo durante la revisione del processo - ha rivelato oggi l'uomo ai giornalisti -. Il Papa mi ha sempre assicurato le sue preghiere. Per me erano motivo di conforto e speranza. Oggi l'incontro: una bellissima esperienza. Ci siamo ringraziati a vicenda».

All'incontro hanno preso parte anche l'avvocato di Zuncheddu, Mauro Trogu con la sua famiglia, il parroco e il sindaco del paesino sardo del pastore, la sorella di Zuncheddu: «Anche io ho assicurato le mie preghiere al Papa - ha detto Zuncheddu -. Ci siamo stretti la mano. L'ho visto un po' affaticato». 'Nel corso della revisione del processo, ha poi raccontato il legale, «Beniamino aveva scritto al Papa chiedendo le sue preghiere. Il Pontefice aveva sempre risposto. Uscito dal carcere, Beniamino, attraverso il parroco di Burcei e il vescovo di Cagliari Baturi, aveva scritto nuovamente al Pontefice dicendogli che gli sarebbe piaciuto incontrarlo. Era uno dei pochissimi desideri espressi da Beniamino all'uscita dal carcere. È stato esaudito».

Zuncheddu, che oggi ha 60 anni, col suo avvocato ha scritto un libro intitolato “Io sono innocente”, che ha consegnato al Papa. Tra le pagine, la tragica esperienza che ha vissuto per così tanto tempo: il trasferimento in tre carceri diverse, l'esperienza del sovraffollamento, la disperazione per non essere creduto. E nonostante questo, un'incrollabile fede, che alla fine gli ha anche permesso di perdonare chi lo aveva indicato come il pluriomicida ritrattando poi le sue accuse.




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