Non era in sè quando lasciò il
piccolo Luca in auto la mattina del 4 giugno 2013,
dimenticandolo per otto ore sotto il sole cocente, convinto di
averlo portato all'asilo prima di andare a lavorare. Quando corse disperato verso l'auto, una volta
avvisato dal nonno che il bimbo non era all'asilo, il piccolo
era già morto. Il papà,
Andrea Albanese, è stato prosciolto
dal gip Elena Stoppini in quanto ritenuto incapace, in quel
frangente, di intendere e di volere, causa una
amnesia
dissociativa. Alla base della decisione del gip, la relazione
degli psichiatri di accusa e difesa.
Un calvario, per l'uomo, stimato dirigente della Copra di Bresciani a Piacenza, dal quale non si è fatto comunque schiacciare, trovando la
forza per battersi affinchè simili tragedie - il caso non è
isolato, ma conta diversi precedenti sia in Italia che
all'estero - non accadano mai più. Attraverso Facebook, poche
settimane dopo la morte del figlio, aveva lanciato
la campagna
"Mai più morti come Luca" per rendere obbligatorio un
dispositivo acustico in auto per segnalare la presenza di
bambini rimasti dietro sul seggiolino. Una campagna che ha
fatto sentire la propria voce anche in Europa. Tantissime le
adesioni al sito, così come la solidarietà nei confronti
della famiglia che è cresciuta nel tempo, assieme al coraggio
di quel padre che ha anche chiesto pubblicamente perdono alla
moglie: una moglie che non lo ha mai abbandonato.
In un accorato appello sempre su Facebook Albanese ha commentato la sentenza definendola "non un successo" ma uno spiraglio per portare avanti la sua battaglia sui sistemi di allarme. "Ma
serve una legge, perché i genitori non ammettono di rischiare
una cosa del genere, non l'avrei ammesso nemmeno io - ha scritto sottolineando di non aveva idea di essere affetto da quel tipo di amnesia -. Spero che le proposte di legge vengano quanto meno discusse, subito. Per salvare la vita del prossimo bimbo non pensiamo più alle cause, alla moralità, non serve....
Salviamolo con un beep,
un semplice beep".