La bandiera della pace nella michelangiolesca piazza capitolina - Rete italiana pace e disarmo
Flash mob in Campidoglio del movimento per la pace per ribadire a gran voce l'urgenza di una svolta diplomatica e politica nei teatri di guerra. A cominciare da Ucraina, Palestina e Israele, ma senza dimenticare il Sudan, il Myanmar e ovunque le armi portano morte e distruzione. La manifestazione a Roma è stato il culmine della nuova mobilitazione che ha coinvolto associazioni, movimenti, sindacati in attività diverse in oltre 120 città d'Italia promosse e coordinate dalle coalizioni “Europe For Peace” e “Assisi Pace Giusta”.
La mobilitazione diffusa ha coinvolto centinaia di associazioni e gruppi che lavorano quotidianamente per la pace nei territori di tutta Italia, per ribadire la necessità di fermare «la criminale follia di tutte le guerre, la corsa al riarmo, la distruzione del Pianeta». Da Torino a Bari, da Napoli a Firenze, da Roma a Palermo, da Genova a Padova, da Ancona a Verona, da Bologna a Perugia e in decine e decine di altre località, accomunati dalla stessa richiesta di passi concreti, in una prospettiva di Disarmo e Nonviolenza.
La Giornata è stata promossa, spiegano i promotori, «per rendere visibile la posizione della maggioranza delle italiane e degli italiani, che chiedono un cambio di rotta rispetto ad una situazione per cui Stati e Governi sembrano aver perso la capacità di prevenire e gestire i conflitti mediante gli strumenti della diplomazia e della politica, con i quali far applicare e rispettare le convenzioni e il diritto internazionale». Perché «la guerra è tornata ad essere uno strumento di regolazione dei conflitti, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’umanità e del Pianeta. Ha preso corpo l’idea che l’ordine mondiale debba essere basato sullo scontro tra blocchi e non sulla collaborazione e la giustizia tra i popoli», si legge nel documento di convocazione della Giornata di Mobilitazione.
Fumogeni arcobaleno in Campidoglio - Rete italiana pace e disarmo
In Campidoglio il flashmob di questa mattina è stato promosso da molte associazioni tra cui Anpi, Acli e Cgil. "Pace subito" lo slogan scandito da centinaia di partecipanti che hanno portato una grande bandiera della pace portata poi sulle scale del Campidoglio. Le associazioni degli studenti hanno acceso i fumogeni con i colori della pace, mentre i partecipanti alla manifestazione hanno sventolato bandiere della pace e della Palestina facendo tintinnare i mazzi di chiavi. Presente anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: «Mai come adesso, credo ci sia bisogno di scendere in piazza ha detto Landini - come stiamo facendo oggi in tutta Italia, per chiedere il cessate il fuoco in Ucraina, in Palestina e in tutti i teatri di guerra che vedono come vittime i civili. Per dire che c'è bisogno di pace, diplomazia e di politica. Bisogna fermare la corsa al riarmo. Abbiamo bisogno che la politica e la diplomazia tornino a svolgere il proprio ruolo».
«Un risultato straordinario – commenta Sergio Bassoli, coordinatore dell’esecutivo di Rete Pace Disarmo – che non solo evidenzia nuovamente come la posizione pacifista sia maggioritaria nell’opinione pubblica italiana, ma ancora più significativamente mostra la vitalità delle organizzazioni che compongono il Movimento per la Pace. Realtà attive ogni giorno con campagne e proposte concrete, sulle quali i rappresentanti politici e istituzionali non possono più far finta di niente».
Per Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali di Roma, «in Campidoglio sono arrivati a manifestare tanti mondi, con tante radici di appartenenza differenti, ma con un unico obiettivo, dire stop alle follie delle guerre, senza se e senza ma. Dobbiamo costruire la pace perchè nelle guerre perdono le vittime innocenti e invece quelli che guadagnano sono i trafficanti d'armi. È necessario lavorare in maniera seria con la diplomazia per costruire ponti di pace, vogliamo un’Europa forte anche in questo, soprattutto nei negoziati di pace».
Tra i punti chiave evidenziati dalle Coalizioni promotrici, la considerazione che «non ci sarà giustizia sociale e climatica, lavoro dignitoso e piena democrazia in un mondo sempre più in guerra, che usa le risorse per la morte e non per la vita, nel quale la giustizia, il diritto internazionale e umanitario vengono calpestati nell’impunità dei colpevoli. La guerra non è mai una soluzione e l’orrore non deve diventare un’abitudine. Mobilitarsi oggi per la pace, per il disarmo, per la nonviolenza, significa affrontare le sfide globali che abbiamo di fronte pena la distruzione dei diritti, della convivenza, delle democrazie e del pianeta».