Contrasto alla mafia. Operazione di Polizia Roma Capitale per recuperare un alloggio occupato abusivamente da un membro del clan Spada a Ostia, il 4 ottobre 2018. (Ansa/Polizia Roma Capitale)
Ad Ostia, quartiere del litorale romano, la mafia esiste ed è quella degli Spada. Lo ha sancito il tribunale di Roma con una sentenza, arrivata al termine di un processo svolto con rito abbreviato, con cui ha condannato tre esponenti del gruppo criminale con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Si tratta di tre persone finite in carcere nella maxi operazione del gennaio scorso che di fatto decapitò i vertici del clan con oltre 30 misure cautelari emesse su richiesta della Dda di piazzale Clodio.
Il gup Claudio Cappiello, accogliendo le richieste del pm Mario Palazzi, ha condannato a 10 anni e 8 mesi Massimiliano Spada e Massimo Massimiani detto Lelli e a 9 anni di carcere Claudio Galatioto. Le indagini si sono basate anche sulle dichiarazioni fatte da alcuni collaboratori di giustizia tra cui Tamara Ianni, Michael Cardoni. Nei loro confronti la Procura contestava una serie di reati legati a droga, estorsioni, armi e intimidazioni.
Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, con un tweet ha fatto i complimenti a "Tribunale e forze dell'ordine" ribadendo che la sua amministrazione non "abbasserà lo sguardo" in tema di mafia.
Secondo l'impianto accusatorio Massimiliano Spada, avrebbe partecipato all'associazione di stampo mafioso operando nel settore della gestione armi e della droga. Per quanto riguarda Massimiani, che in passato aveva fatto parte del clan rivale dei Baficchio, operava nelle attività legate alla droga mentre a Galatioto era stato affidata dal clan la gestione delle sale giochi.
Il 4 ottobre del 2017, nel processo legato all'estorsione delle case popolari, il tribunale aveva già condannato, riconoscendo però solo l'aggravante del metodo mafioso, tra gli altri, Massimiliano Spada a 13 anni e 8 mesi di carcere e Massimiani a 11 anni.
Per le altre 24 persone coinvolte nel blitz di gennaio il processo è in corso davanti alla III corte d'Assise. Alla sbarra, tra gli altri, Carmine, 51 anni detto "Romoletto", considerato il capo e con un curriculum criminale di primo livello tanto da poter annoverare lontani contatti con componenti della Banda della Magliana, e Roberto Spada, già condannato il 18 giugno scorso a 6 anni di carcere con l'aggravante mafiosa per l'aggressione, con tanto di testata a favore di telecamera, ai danni di un giornalista della Rai il 7 novembre dell'anno scorso.