martedì 12 marzo 2024
Il sindacato Anaao: Pronto soccorso e psichiatria sono i reparti con il maggior numero di episodi, il 69% non denuncia
 «L’81% dei medici ha subito aggressioni»

ANSA/LUCA ZENNARO

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Non si fermano le aggressioni verbali e fisiche ai danni di medici e dirigenti sanitari. Secondo un recente sondaggio dei sindacati Anaao-Assomed, diffuso in vista della Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari, che si celebra oggi, l'81% ha subito aggressioni. Di questi, il 23% riferisce di tipo fisico, il 77% verbale. Inoltre, sebbene il 75% abbia assistito personalmente ad aggressioni ai colleghi (29% degli intervistati riferisce di essere a conoscenza di casi da cui è scaturita l'invalidità permanente o il decesso), il 69% non denuncia.

Pronto Soccorso e Psichiatria sono i reparti dove si registra il maggior numero di episodi. Le aggressioni sono compiute dal paziente solo nella metà dei casi (51,3%). Nei dipartimenti di emergenza, sono soprattutto i parenti ad aggredire il personale (42,3%). Per oltre la metà degli interpellati, tuttavia, la causa non è attribuibile direttamente all'aggressore. Il 31,4% individua il definanziamento del Servizio sanitario nazionale (Ssn) come causa principale, fattore questo che espone il medico perché spesso ritenuto diretto responsabile del razionamento delle prestazioni. Per il 16,7% le carenze organizzative, e per il 6,7% la carenza di comunicazione, sono i fattori scatenanti le aggressioni. Il 35,5% invece attribuisce le aggressioni a fattori socio-culturali.

Il segretario Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, ritiene che occorra «finanziare il Ssn. I tre miliardi in più sul Fondo sanitario non bastano a potenziare i servizi di psichiatria, ad aumentare i posti letto per acuti e cronici, a riorganizzare il territorio, ad assumere. È necessario aumentare gli organici: per avere più tempo per la comunicazione con i parenti, più tempo per la cura dei pazienti, meno attese nei Pronto soccorso. Infine, è necessario che i medici siano protetti». Riguardo la mancata denuncia, il sindacato evidenzia che «è indicativa di una sfiducia, per esempio che l'azione legale possa alla fine condurre a concreti risultati. Ma soprattutto, gli aggrediti si arrendono per il carico emotivo e di tempo di una denuncia, che li esporrebbe a spese legali, udienze in tribunale, magari ulteriori minacce dell’aggressore».

L’appello del presidente della Federazione degli Ordine dei medici, Filippo Anelli, è «intervenire e farlo subito» perché i «dati sono drammatici. Occorre dare piena applicazione alla legge 113 del 2020 sulla sicurezza degli operatori: le aziende devono adottare protocolli per segnalare alle autorità tutti gli episodi di violenza, in modo da attivare la procedibilità d’ufficio. E un crescendo di «brutali aggressioni contro gli equipaggi del Sistema di emergenza territoriale 118» viene denunciato dal presidente nazionale “Sis 118”, Mario Balzanelli. Il quale rileva come manchi una statistica precisa sui casi. A pesare, incalza, è anche il fatto che «non sempre si procede alle querele d’ufficio per gli aggressori, nonostante ciò sia previsto per legge», e la stessa legge anti-aggressioni del 2020 «non ha migliorato la situazione». Balzanelli, annunciando una campagna di sensibilizzazione, sottolinea come proprio gli operatori del 118 rappresentino la categoria di sanitari «maggiormente vittime di violenza, ma nonostante questo non siamo coinvolti nei tavoli di confronto sull’emergenza».

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