Dopo dieci anni di attesa, atto finale nella sede dell’Aran (Agenzia di rappresentanza negoziale per le pubbliche Amministrazioni) dove le organizzazioni sindacali, senza eccezioni, hanno firmato in via definitiva il contratto di lavoro della dirigenza medica e sanitaria 2016-2018 entrato in vigore dalla mezzanotte di ieri. Arretrati ed aumenti economici saranno corrisposti a partire da gennaio 2020: in busta paga ci sarà un incremento di 200 euro lordi mensili per i 130mila professionisti del Servizio sanitario nazionale.
La definisce una «bella notizia» il ministro della Salute Roberto Speranza, per il quale «i nostri medici sono una risorsa preziosa per il Paese». Si riparte, afferma il ministro, «con gli aumenti salariali, con la valorizzazione della car- riera, con le tutele ai più giovani e alle donne, e con il sostegno per le situazioni di disagio». Infatti, sottolinea, «si è andati a migliorare, in alcuni casi a raddoppiare, le indennità per i medici che fanno le guardie notturne e festive e che lavorano nei pronto soccorso». Ed ancora: «Ora i giovani medici precari possono cumulare i periodi di lavoro diversi e ottenere dopo cinque anni il primo scatto di 5.500 euro all’anno. E per i medici più anziani c’è la possibilità di essere esonerati dalle guardie». È un «risultato importante» anche per il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ed il presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità, Sergio Venturi. Si tratta di «un contratto di ripartenza, che finalmente chiude una fase buia di dieci anni senza rinnovo che ha determinato ripercussioni negative con uno svilimento del livello economico e un mancato turn-over – afferma Carlo Palermo, segretario del maggiore dei sindacati dei medici dirigenti, l’Anaao-Assomed –. Ora si può guardare in avanti. Già da domani possiamo guardare al contratto 2019-21 e auspichiamo un rinnovo in tempi rapidi». Parla di «grande risultato» anche la Fp-Cgil Medici che però ribadisce la richiesta di un piano straordinario di assunzioni. A regime il costo annuo del contratto sarà di 518 milioni annui, ma non è mancato un distinguo: la federazione Cimo-Fesmed – che già lo scorso luglio non accettò di firmare il pre-accordo – ha infatti affermato di essere stata «costretta a firmare un contratto iniquo» ed ha annunciato che metterà in campo «azioni di contestazione, ricorsi sul tema della retribuzione individuale di anzianità, sull’orario di lavoro e sui diritti dei medici in extramoenia».
Tante le novità, a partire dai nuovi ruoli per fare carriera anche se non si diventa primari, per un totale di 9mila posizioni. I nuovi ruoli prevedono un incremento economico e vi si accede attraverso una selezione da parte dei manager e dirigenti sanitari sulla base di tre criteri che sono la casistica professionale, la capacità di utilizzo delle tecnologie e i “curricula”. Valorizzati poi i giovani neoassunti e il lavoro «disagiato» dei camici bianchi nei Pronto soccorso e nelle guardie mediche. Per i neo-assunti è prevista una quota iniziale di stipendio di posizione fissa di 1.500 euro, e c’è anche un incremento economico sulle guardie mediche di circa 2mila euro l’anno».
Dopo dieci anni di attesa, ieri la firma nella sede dell’Aran (Agenzia di rappresentanza negoziale per le pubbliche amministrazioni). Per i neo-assunti lo stipendio iniziale parte da 1.500 euro
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