sabato 5 ottobre 2013
​L'hard disk esplosivo recapitato al quotidiano torinese poteva uccidere. Il procuratore Caselli: «Alcune componenti del movimento sono criminali».
La lettera di Napolitano: escalation violenza, basta tolleranza
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Il pacco bomba travestito da hard disk recapitato al giornalista della «Stampa», Massimo Numa, che da anni segue le vicende, avrebbe potuto uccidere. Il plico era stato preceduto dalla telefonata di un presunto lettore che voleva offrire fotografie dei campeggi dei contestatori a Chiomonte e Venaus. «Alcune componenti del movimento sono criminali», ha commentato il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, per il quale il messaggio sottinteso è chiaro: «Chi tocca certi fili, si tratti di giornalisti, amministratori, politici, magistrati o poliziotti, rischia». Attraverso il sito notavinfo, il movimento prende però le distanze: «Pacchi bomba e proiettili non ci appartengono».Intanto ieri al Senato, per mancanza di copertura finanziaria, è stata bocciata la proposta di risarcire le ditte (Geomont, Italcoge, Effedue) che lavorano alla Torino-Lione colpite dagli attentati (una quindicina tra attacchi e sabotaggi). La proposta era stata fortemente sostenuta dal ministro Alfano. Il collega Lupi assicura: l’emendamento sarà ripresentato. E mentre in Val di Susa sono arrivati 215 soldati di rinforzo, ieri Giuseppe Benente, titolare della Geomont, ha alzato bandiera bianca: «Intendo liquidare l’azienda: lo Stato è assente e non si può andare avanti così». Intanto, il gip di Biella ha rinviato a giudizio Barbara Bonino, assessore regionale ai Trasporti, per diffamazione aggravata ai danni del leader No Tav, Alberto Perino (a sua volta indagato per istigazione a delinquere). Definì il movimento «fiancheggiatore dei terroristi».
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