«Non ci si può proclamarsi portabandiera del nuovo e poi tornare alla vecchia politica dei due forni ». Andrea Olivero, esponente dei Popolari per l’Italia, conferma una certa insoddisfazione dopo il vertice di maggioranza. «Siamo preoccupati per una certa vaghezza sia sul programma economico, sia per il nodo riforme». E avverte Renzi: «Niente blitz, altrimenti la situazione si complica».
Senatore Olivero, Delrio non è riuscito a convincervi? Il problema non è Delrio, che è persona seria e affidabile, quanto il programma. Capiamo che il fattore tempo è importante. Però in alcuni casi, parlo della politica economica, ci siamo trovati di fronte a capitoli con pagine vuote. Manca l’indicazione della copertura: vogliamo capire con chiarezza dove si prenderanno le risorse.
L’altra grande questione è quella della legge elettorale... È un punto che esige la massima chiarezza. Noi siamo i primi che vogliamo fare le riforme di cui il Paese ha un urgente bisogno. Ma non possiamo accettare maggioranze variabili, accordi segreti o doppi tavoli. Offriamo lealtà assoluta e la pretendiamo.
E dunque qual è la vostra richiesta? L’accordo di maggioranza deve comprendere tutto. Anche la legge elettorale e il resto delle riforme. Ovviamente, nel caso delle riforme, si parte dalla maggioranza e ci si allarga alle altre forze. Sarebbe invece intollerabile che il premier facesse patti sulle riforme a prescindere dalla sua maggioranza.
Ma non c’è anche il timore che, approvata la legge elettorale, si finisca rapidamente alle elezioni? Non abbiamo paura delle elezioni. Il problema è che, se rimane in piedi il bicameralismo, con l’Italicum c’è il rischio assai concreto di assegnare il premio di maggioranza a una forza per la Camera e a un’altra per il Senato. Vorrebbe dire il caos istituzionale.
E allora? Abbiamo chiesto che nel programma di governo sia scritto nero su bianco che la riforma elettorale non entra in vigore finché non si è modificato il Senato.
E se Renzi vi mettesse davanti al fatto compiuto? Mi auguro che si proceda senza blitz e prove di forza: altrimenti il presidente incaricato dovrebbe cercare altrove i voti.