martedì 8 marzo 2011
Festeggiando al Quirinale la giornata della donna, il capo dello Stato ha richiamato la responsabilità nel contrastare l'immagine della donna come oggetto da parte «dei mezzi di comunicazione» e di «quanti hanno ruoli preminenti in tutti gli ambiti e nelle professioni».
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Giorgio Napolitano, festeggiando al Quirinale la giornata della donna, ha puntato il dito contro la "immagine consumistica" che "riduce la donna da soggetto a oggetto". Il Capo dello Stato ha messo in evidenza "una rilevante responsabilità" nel contrastare l'immagine della donna come oggetto da parte "dei mezzi di comunicazione" e di "quanti hanno ruoli preminenti in tutti gli ambiti e nelle professioni"."Alle donne in particolare tocca offrire validi modelli di comportamento", ha proseguito Napolitano, "credo che per raggiungere una parità sostanziale sia necessario incidere essenzialmente sulla cultura diffusa, sulla concezione del ruolo della donna, sugli squilibri persistenti e capillari nelle relazioni tra i generi su un'immagine consumistica che la riduce da soggetto a oggetto, propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto".Non a caso il Presidente ha sottolineato anche che "il progresso femminile non si deve solo a figure professionalmente eccezionali, ma anche e molto a persone normali che hanno infranto barriere, consuetudini stantie, a donne coraggiose che hanno distrutto vergognosi privilegi maschili".Le parole di Napolitano sono state accolte da un applauso delle presenti. Le istituzioni erano rappresentante dalle vicepresidenti di Senato e Camera, Rosi Mauro e Rosy Bindi, e dalle ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. A tutte Napolitano ha indicato il modello di una donna che "non è entrata nei libri di storia" ma la storia del suo Paese l'ha fatta. Si tratta di Franca Viola che "nel 1966 rifiutò di concedere il matrimonio riparatore al giovane mafioso che l'aveva rapita e violentata". Aggiunge il presidente: "il suo comportamento contribuì a determinare la revisione della norma e conferì alla parola onore il significato che deve avere, cioè rispetto di sè, rispetto da parte degli altri". Insomma, "è evidente che le donne stesse devono agire da protagoniste nel condurre fino in fondo la marcia verso la parità".Ma gli uomini non sono esentati dal dovere di comportarsi come loro validi e solidali compagni". Così come "le lotte per la libertà politica non sono esclusiva dei dissidenti, quelle per la tolleranza non toccano solo le minoranze. Sono e devono essere cause comuni che coinvolgono chiunque assume come propri i valori democratici". E quindi "l'ulteriore cammino verso la parità di genere non può nonessere parte di una generale ripresa di valori civili".
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