martedì 4 febbraio 2014
Il presidente della Repubblica a Strasburgo difende l'euro. "Dall'Ue non si torna indietro". La Lega (isolata) lo contesta.
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Per l’Europa si avvicina il «momento della verità», perché sono «evidenti le ragioni del disincanto» dei cittadini per «il peggioramento delle condizioni di vita». Giorgio Napolitano interviene al Parlamento di Strasburgo riunito in sessione plenaria, senza nascondere le difficoltà del momento e soprattutto senza rinunciare a chiedere con forza un cambio di passo nelle politiche dell’Unione. «Le elezioni europee dovrebbero essere innanzitutto - replica poi a una domanda dei giornalisti che fa riferimento a Lega e M5S - un’occasione per discutere di Europa. I partiti di opposizione, soprattutto quelli da voi citati, faranno politica di opposizione. I partiti di maggioranza invece dovranno impegnarsi molto di più sui temi europei e questo non perché ci sia una ricaduta meccanica dei risultati delle elezioni europee sugli equilibri nazionali».Napolitano esclude insomma collegamenti fra l’andamento della compagine di governo e gli esiti elettorali del voto europeo. Certo, osserva il presidente, se si determinasse «un tale trauma tra i partiti della maggioranza di Governo... Poi non si sa con quale obiettivo vogliano sottrarsi alle loro responsabilità».La sfida quindi consisterà proprio nel dare risposte alla «sfiducia nel peggioramento delle condizioni di vita nella maggior parte dell’Ue e nell’Eurozona». Urge una risposta alla sfiducia che genera l’«aumento della disoccupazione e l’impennata di quella giovanile», una «svolta», cha ha assunto una «principale importanza». Napolitano critica insomma la linea del rigore ad oltranza: «Si ritiene che una politica di austerità a ogni costo non regga più, anche se era servita per il riequilibrio dei conti pubblici e non si poteva sfuggire a una disciplina di bilancio rimasta carente dopo l’introduzione della moneta unica». Ma i cittadini non devono scegliere tra «un’agitazione puramente distruttiva contro l’euro e contro l’Ue» o tra un’Europa che pure «ha mostrato gravi carenze e storture nel suo cammino». Perché le conseguenze di un abbandono dell’euro sarebbero «traumatiche» e chi le propugna dimostra «un disarmante semplicismo». A un certo punto le parole di Napolitano sono state interrotte da una protesta variopinta e preparata da parte degli eurodeputati italiani della Lega. Nessun commento, neanche ufficioso - salvo una breve battuta a caldo - arriva a questo atto, certo con pochi precedenti.La visita è proseguita con una nutrita agenda. Arrivato in mattinata, è stato accolto dal presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, con cui ha avuto due lunghi colloqui, e da una piccola cerimonia: issate le bandiere italiana ed europea, una banda ha suonato l’Inno di Mameli e l’Inno alla Gioia di Beethoven. Nel pomeriggio è stato ricordato il 30esimo anniversario dell’approvazione del progetto di Trattato costituzionale europeo di Altiero Spinelli che «nel 1979 si preparò ad una grande discesa in campo, e scusate di mi viene questa espressione un po’ malfamata...», ha ironizzato Napolitano. Stamattina l’incontro con gli eurodeputati italiani, ma è difficile che quelli del Carroccio ci saranno.
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