domenica 3 aprile 2016
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V a dato atto a Federica Guidi «della sensibilità che ha dimostrato con le dimissioni ». Ma al di là del caso specifico, la questione fa emergere il problema di come la politica si regola sui conflitti di interesse, sulla politica industriale e sulla politica della concorrenza. «Un 'come' deludente, a dir poco». Il presidente della commissione Industria di Palazzo Madama, Massimo Mucchetti (Pd), lo ammette senza giri di parole: «Con il ddl sul conflitto di interesse che giace ora in Senato, la Guidi non sarebbe stata nemmeno ministro». Come valuta le sue dimissioni? Ha fatto bene a dimettersi, gliene va dato atto. In questo modo evita che la questione del conflitto di interessi faccia saltare l’investimento estero sui giacimenti Tempa Rossa, che fa bene al Paese e assicura lavoro alla Basilicata e royalties che possono creare sviluppo. Perché Renzi non l’ha trattenuta? Il governo ha cercato di circoscrivere il problema e di evitare complicazioni per la sua tenuta nel tempo. Non ci dimentichiamo, però, che il problema del conflitto di interessi esiste a prescindere delle telefonata dell’ex ministro al compagno. Una telefonata umanamente comprensibile e perdonata, ma non politicamente. Perché non si è fatto nulla per risolverlo? Fin dall’inizio della legislatura ho presentato, con alcuni colleghi del Pd, un ddl per ridefinire il regime delle incompatibilità di natura economica per i parlamentari. Nel testo si stabilisce che è incompatibile non solo chi ricopre cariche in società con rapporto con la Pubblica Amministrazione, ma anche chi è azionista di rilievo o addirittura imparentato con esso. Una regola cautelare valida a maggior ragione per i ministri. Con la legge attuale, stabilita dal governo Berlusconi, è stato sufficiente invece a Federica Guidi dimettersi dalle cariche sociali della sua azienda. Con il ddl giacente in Senato sarebbe stato assai più difficile. Un tema ricorrente, tanto quanto le lobby. Mi auguro che il ddl in discussione alla Camera sul conflitto di interessi passi presto al Senato e che la commissione Affari costituzionali che si occupa delle lobby lo faccia rapidamente. Nel frattempo però, mi è parso che né le lobby né il conflitto di interesse costituiscono per il governo una materia degna di accelerazioni. (A.Guer.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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