Al Hashaba, dicembre 2020. Sudan, regione del Gedaref, confine est con la regione etiope del Tigray. Etiopi del Tigray, rifugiati fuggiti dall’offensiva militare del governo centrale - © Thomas Dworzak / Magnum Photos
Higueras, Veracruz, Messico, 23 marzo 2021. Karen Yoselyn Reyes, 7 anni, è in viaggio da 12 giorni con sua madre trentenne e sua sorella di 2 anni, da Yoro, Honduras - © Yael Martínez / Magnum Photos
Messico, Reynosa, maggio 2021. Cindy Caceres (28) e Carlos Roberto Tunez (27) cercano asilo politico negli Stati Uniti dopo essere fuggiti dall'Honduras per salvarsi la vita - © Yael Martinez / Magnum Photos/Yael Martinez
Repubblica Democratica del Congo, Drodro. Christine, 30 anni, con in braccio il suo bambino. Il suo villaggio è stato attaccato dai ribelli. Christine è corsa via con i suoi sette figli, trovando rifugio nella vecchia chiesa - © Newsha Tavakolian / Magnum Photos
Siria, Mosul, 2017. Dopo quasi tre anni di occupazione di Mosul da parte dell'Isis, nell'ottobre 2016 inizia l'offensiva dell'esercito iracheno per la riconquista della città. Civili cercano rifugio nei campi per sfollati - © Lorenzo Meloni / Magnum Photos
Bangladesh, agosto 2017. Nello Stato di Rakhine, in Myanmar, rappresaglie contro il gruppo etnico Rohingya costringono più di 660.000 persone a fuggire in Bangladesh - © Moises Saman / Magnum Photos
Samos, Grecia, luglio 2020. Un bambino siriano uscito dal mare dopo aver tentato di imparare a nuotare - © Enri Canaj / Magnum Photos
Lesbo, Grecia, 2020. Distribuzione di alimenti al campo di Moria. Nelle isole di Lesbo e Samos, decine di migliaia di rifugiati e richiedenti asilo sono bloccati in campi sovraffollati - © Enri Canaj / Magnum Photos
Libano, 1976. Prima missione di MSF in una zona di conflitto Le vecchie tensioni tra le comunità libanesi e le manovre di potere degenerano in un'esplosione di violenza - © Raymond Depardon / Magnum Photos
Ruanda, 1994. L'attacco al presidente ruandese serve da pretesto per il lancio di una campagna per sterminare i tutsi e gli oppositori hutu: tra aprile e luglio vengono uccise nell'indifferenza generale tra le 500.000 e il milione di persone - © Gilles Peress / Magnum Photos
Da 50 anni le équipe di Medici Senza Frontiere (Msf) e i fotografi Magnum si incontrano sulla linea del fronte, nelle calamità naturali e nelle emergenze umanitarie, raccontandole con la parola e la fotografia, seguendo sempre gli stessi principi di etica e indipendenza. In occasione del 50° anniversario di Msf, la mostra fotografica Guardare oltre - Msf & Magnum: 50 anni sul campo, tra azione e testimonianza ripercorre questi cinque decenni di collaborazioni in cui Msf e Magnum sono stati testimoni diretti e amplificatori per l’opinione pubblica internazionale di crisi lontane dai riflettori dei media.
La mostra a ingresso gratuito - 73 scatti di 15 fotografi - tra foto storiche d’archivio e quattro nuove produzioni - è al MAXXI (Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma) fino a domenica 14 novembre. Un racconto toccante delle principali crisi umanitarie che scandiscono quest'ultimo mezzo secolo, dal 1971 a oggi: dai conflitti in Afghanistan (ancora tristemente tormentato dalla guerra) e in Libano degli anni ‘70 e ‘80, al genocidio in Ruanda, dal massacro di Srebrenica fino al terremoto ad Haiti, per arrivare alle attuali rotte migratorie in Messico, Grecia e nel mar Mediterraneo. Un percorso di cura, vicinanza, condivisione che non ha mai abbandonato l’importanza della testimonianza, “guardando oltre” ogni ostacolo e indifferenza.
Tra i grandi fotografi Magnum - l'agenzia fotografica fondata nel 1947 dai padri del fotogiornalismo Henri Cartier-Bresson, Robet Capa, David Seymour e George Rodger - ci sono anche gli italiani Paolo Pellegrin con le sue foto sull’accesso alle terapie per l’Hiv negli anni ‘90, l’emergenza in Darfur del 2003, il terremoto di Haiti del 2010, le attività di soccorso in mare nel Mediterraneo e Lorenzo Meloni, con il suo racconto sulla battaglia di Mosul nel 2017.
«Siamo nati da un gruppo di medici e giornalisti - spiega Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di Msf - ed è per questo che ogni giorno i 65 mila operatori umanitari di Msf in oltre 80 paesi non solo offrono cure mediche, ma sono anche testimoni delle sofferenze di popolazioni che vivono nel silenzio e nell’indifferenza. In questi 50 anni i fotografi Magnum hanno raccontato i contesti difficili in cui operiamo, testimoniando la forza e la resilienza delle persone, riportandole poi al pubblico internazionale. Questa mostra racconta proprio questo impegno che da sempre ci accomuna: dare voce a chi non ne ha».